Milano, 31 agosto 2020 - Nuovi casi nelle Rsa che, per i parenti degli anziani ricoverati, fanno tornare indietro le lancette dell’orologio a una tragica primavera segnata da contagi e decessi. Alessandro Azzoni, presidente di Felicita-Associazione per i Diritti nelle Rsa, nata dalla battaglia al Pio Albergo Trivulzio e poi estesa anche ad altre 55 strutture di tutta Italia, chiede uno «screening sistematico su tutti i lavoratori» ma anche una riapertura delle visite, in alcuni casi ancora vietate o concesse con il contagocce, perché «l’isolamento totale sta facendo precipitare gli anziani in un lockdown senza fine».
La presenza nel nuovo focolaio di tanti anziani asintomatici potrebbe indicare che il virus si sta indebolendo? «Non sono un epidemiologo, ma sono convinto che il virus in questa fase non possa essere sottovalutato. Gli anziani restano le persone più fragili, e sono ancora considerate persone di serie B».
Come andrebbero gestiti i nuovi casi? «Secondo noi gli asintomatici devono poter rimanere nelle Rsa, in reparti dedicati e con personale che si occupi esclusivamente di loro. Per i casi più gravi deve invece essere disposto il trasferimento in ospedale, perché le Rsa non sono attrezzate. Bisogna evitare gli errori del passato, che hanno provocato danni enormi agli anziani, tra cui anche mia madre, contagiata al Trivulzio».
Come sta adesso? «Lei è sopravvissuta al virus, ma non parla, non cammina e non riesce a nutrirsi in autonomia, mentre prima poteva condurre una vita normale. È stata al San Paolo e ora è ricoverata in un piccolo contro di riabilitazione».
Avete avuto novità sulle indagini della Procura scaturiti anche dai vostri esposti? «Stiamo aspettando che gli inquirenti tirino le fila. Ad agosto è calato il silenzio sulle Rsa, si sono spenti i riflettori. Noi non vogliamo che si abbassi la guardia, e che si torni al passato».