GIULIA BONEZZI
Cronaca

Coronavirus alla Rsa, "servono alternative all’ospedale"

Alla Quarenghi 20 anziani su 21 ancora asintomatici, il focolaio riapre il dibattito. L’Ats: il Covid arriva anche dove si rispettano le regole

La notizia pubblicata ieri dal Giorno sul focolaio Covid nella Rsa Quarenghi

La notizia pubblicata ieri dal Giorno sul focolaio Covid nella Rsa Quarenghi

Milano, 29 agosto 2020 - È di ventuno anziani e tre operatori sanitari contagiati il bilancio, aggiornato a ieri alle 18, del focolaio di coronavirus alla Rsa Quarenghi di Bonola, il primo in una casa di riposo di Milano dopo il picco pandemico che tra marzo e aprile ha mietuto vittime nelle strutture per anziani della Lombardia e di tutto il mondo.

Non alla Quarenghi però, che durante l’emergenza non aveva registrato contagi, spiegano da Coopselios, la cooperativa sociale che gestisce questa e in tutto circa 250 residenze per anziani in Italia, e conferma Vittorio Demicheli, direttore sanitario dell’Ats Metropolitana. Dopo la scoperta della positività di un anziano, che nei giorni scorsi aveva avuto sintomi compatibili col Covid, sono stati fatti subito tamponi a tappeto a tutti i 123 ospiti e i 111 lavoratori della struttura: a ieri sera, i gestori erano in attesa degli esiti dei test degli ultimi 24 anziani e di 77 operatori sanitari. «I familiari sono stati tutti avvisati sullo stato di salute dei loro cari e possono mantenere comunicazione con loro per telefono e videochiamata», sottolinea Alberto Meneghini, direttore d’area di Coopselios.

A quanto Il Giorno apprende, solo uno dei tre lavoratori contagiati (tutti subito messi a riposo) ha avuto nei giorni scorsi qualche linea di febbre, e venti dei ventuno anziani risultati positivi ieri sera erano ancora asintomatici. Un fatto che crea dibattito tra gli esperti: l’infettivologo Matteo Bassetti sottolinea che «a Genova avevamo già visto a giugno e luglio persone nelle residenze positive con pochi sintomi», e ipotizza «una mutazione del virus», mentre l’immununologo e direttore scientifico dell’Humanitas Alberto Mantovani raccomanda cautela, e invita a «distinguere il virus», sul quale «non c’è nessuna evidenza che dica che si è attenuato», dalla malattia Covid che «è un’altra cosa totalmente diversa». L’infettivologo Massimo Galli dice che all’ospedale Sacco negli ultimi dieci giorni sono arrivati «anziani positivi, asintomatici o con pochi sintomi» mandati «da altre Rsa». Una situazione, sottolinea, «che non richiede un’assistenza per malati acuti», e avverte: «Rischiamo poi di non avere posti letto disponibili quando più avanti arriveranno».

I protocolli rigidissimi introdotti a giugno dalla Regione, quando riaprì la possibilità di accogliere ospiti nelle Rsa, impongono infatti che i nuovi positivi vengano trasferiti: così è stato per dieci dei 21 contagiati della Quarenghi, di cui nove asintomatici, ricoverati nei reparti Covid di alcuni ospedali, mentre gli altri 11, tutti asintomatici, sono in isolamento in attesa che si liberi un posto. Posto che nei piani della Regione dovrebbe essere «in strutture di lungodegenza» che, tuttavia, «ancora non ci sono», spiega il direttore sanitario dell’Ats. Il problema dell’intasamento degli Infettivi sollevato dal Sacco e «anche dal Niguarda, dove sono ricoverati quattro anziani dell’Rsa Quarenghi, non è un problema di oggi perché non siamo in sofferenza», chiarisce Demicheli. Ma l’Ats ha chiesto alla Regione di trovare con «urgenza» «soluzioni alternative», anche perché «questa indicazione di spostare gli anziani positivi pur senza sintomi significativi comporta enormi disagi per queste persone in età molto avanzata, che si destabilizzano se vengono tolte da un ambiente che è loro familiare».

Al Pirellone, intanto, i capigruppo dell’opposizione (Pd, M5S, +Europa, Civici e Azione) attaccano la Giunta regionale «incapace di apprendere dai propri errori e di tutelare i pazienti all’interno delle Rsa». L’assessore al Welfare Giulio Gallera ribatte che il focolaio alla Quarenghi è stato «arginato» proprio grazie a un’«intensa attività di screening» e a un «intervento particolarmente efficace». Secondo l’Ats, che dopo la segnalazione della Rsa ha condotto l’ispezione prevista dal sistema di sorveglianza, la gestione del focolaio è stata da manuale alla Quarenghi, «una casa di riposo con un buon curriculum - osserva il ds Demicheli -: non è stata colpita dalla prima ondata» e «dal punto di vista procedurale e dei protocolli aveva passato tutti gli esami». Anche la Cisl Fp ha scritto in una nota di aver «sempre lavorato in piena sinergia con Coopselios, per l’attivazione di tutte le procedure, i protocolli e le misure urgenti. I lavoratori sono stati forniti di tutti i Dpi necessari».  E però, ragiona Demicheli, questo «piccolo cluster di entità clinica lievissima» è anche «una spia che il virus circola e fa breccia»: «Siamo stati veloci a tracciare» ma «la velocità dipende anche dai numeri contenuti, se si moltiplicano è facile andare in crisi», avverte l’epidemiologo, ben consapevole che questo primo banco di prova ha un contesto diverso rispetto alla Lombardia di fine febbraio, presa alle spalle dal coronavirus che girava sottotraccia da almeno un mese. E «se è arrivato alla Quarenghi», cioè in una struttura «che consideravamo a basso rischio», in cui «tutte le procedure sono state rispettate, entra ancora facilmente ovunque - riflette Demicheli -. Questa maledetta infezione non ci dà certezze, e non è che nelle case di riposo si può essere sicuri di tenere fuori il virus. Anche se si fa tutto bene».