"Stefania Bruschi? Sui social non si possono usare toni da bar. La scelta di dimettersi, o meno, spetta solo a lei". Questo il parere di Corrado Biondino, sangiulianese, esponente di Fratelli d’Italia. Lo stesso partito della consigliera comunale di San Donato, Stefania Bruschi, finita sotto i riflettori per aver postato su Facebook un commento sessista all’indirizzo della segretaria del Pd, Elly Schlein. Un commento, per il quale i Dem hanno chiesto le dimissioni. Se ne discuterà domani, nel parlamentino di San Donato.
Nel maggio 2013 toccò allo stesso Biondino, allora coordinatore sangiulianese del Popolo delle Libertà, balzare agli onori delle cronache per un’immagine postata sui social, dove si chiedeva se non fosse il caso di "prendere a picconate" gli allora sindaci di San Giuliano e Milano, Alessandro Lorenzano e Giuliano Pisapia, di centrosinistra. Un’immagine che fece discutere e venne giudicata da qualcuno come un’istigazione alla violenza, tanto più che alcuni giorni prima, a Milano, il ghanese Mada Kabobo aveva aggredito a colpi di piccone alcuni passanti, uccidendone tre e ferendone altri.
Angelino Alfano, allora ministro dell’Interno e segretario del PdL, annunciò la sospensione di Biondino dal partito. "In realtà non ci fu alcun provvedimento nei miei confronti – precisa il sangiulianese -. Di lì a qualche mese il Pdl si sciolse e io confluii in Fratelli d’Italia, partito del quale faccio parte dal primo giorno. Intanto, scrissi una lettera di scuse a Pisapia, che ritirò la denuncia a mio carico. Spiegai che le picconate non erano da intendersi in senso fisico, ma in senso figurato, ossia in un’ottica di contrapposizione politica. Lo stesso Cossiga era chiamato il picconatore per la sua attività di pungolo nei confronti del sistema politico di allora. L’incidente si chiuse nell’arco di qualche settimana".