
Milano, 30 giugno 2020 - Potrebbe essere interrogato presto dagli inquirenti Paolo Bellini, il funzionario (sospeso) dell’Azienda trasporti milanesi finito in carcere il 23 giugno perché accusato di essere il perno di un "sistema" di mazzette e appalti truccati per i lavori di manutenzione ed innovazione delle linee della metro.
Bellini già davanti al gip Lorenza Pasquinelli di giovedì scorso aveva fatto le prime ammissioni su quel quadro di corruzione sistematica ricostruito nelle indagini del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf e del pm Giovanni Polizzi.
Il funzionario, che ha già ammesso di aver preso mazzette specificando, però, di non aver mai messo a rischio la sicurezza delle linee della metro, potrebbe essere convocato dal pm e nel nuovo interrogatorio potrebbe continuare a raccontare come funzionava quel sistema di gare truccate e “stecche“. Indagate anche otto società, tra cui colossi come Siemens Mobility e Alstom Ferroviaria, che avrebbero vinto appalti proprio grazie alle informazioni riservate fornite da Bellini. Tranne Bellini, molti dei 13 arrestati (due sono ai domiciliari e saranno interrogati dal gip domani) hanno presentato istanze di scarcerazione al giudice ma allo stato non sarebbero arrivati provvedimenti con modifiche delle misure cautelari.
Negli interrogatori di garanzia gli altri arrestati o sono rimasti in silenzio o si sono difesi o hanno reso solo parziali ammissioni. L’inchiesta proseguirà con approfondimenti su eventuali altre responsabilità, anche perché nelle intercettazioni lo stesso Bellini fa il nome anche di un’altra funzionaria dalla quale, a suo dire, poteva "ottenere informazioni" sui "lavori della commissione esaminatrice" della gara da oltre 100 milioni del marzo 2019 sul segnalamento per la linea M2.