
L'ospedale Sacco di Milano
Milano, 30 settembre - In cambio di denaro veniva garantito a impresari delle onoranze funebri libero accesso alla camera mortuaria e alla documentazione relativa ai decessi. Parte da 4 esposti l'indagine - condotta dalla Polizia locale di Milano e coordinata dalla Procura della metropoli - che ha portato a intercettare e smantellare un giro di corruzione all'obitorio dell'ospedale Sacco. Il Gip Stefania Donadeo ha emesso 3 misure cautelari interdittive della sospensione dall'esercizio del pubblico servizio per un operatore obitoriale dell'Asst Fatebenefratelli Sacco e del divieto di esercitare l'attività di impresario funebre per due dipendenti di onoranze di Milano e Baranzate.
Uno degli esposti è della stessa direzione generale dell'Asst, insieme agli altri è stato presentato alla Polizia locale e trasmesso agli uffici della Procura della Repubblica. In particolare, si denunciavano atteggiamenti confidenziali tra impresari delle onoranze funebri e operatori obitoriali, i quali non solo consentivano agli impresari stessi l'accesso alla camera mortuaria senza che vi fosse richiesta dei parenti del defunto (come previsto dal Regolamento aziendale), ma consegnavano loro anche la documentazione sui decessi e ricevevano in cambio denaro.
Le intercettazioni
Le conversazioni intercettate a partire da febbraio 2021, per gli inquirenti, si sono rivelate indicative di una diffusa pratica corruttiva. In particolare un 57enne, operatore dell'obitorio incaricato di pubblico servizio, era costante nelle condotte contrarie alle disposizioni del ''Regolamento aziendale per i decessi intraospedalieri e per l'accesso alle camere mortuarie'' dell'Asst, riceveva contanti per compiere atti contrari ai doveri d'ufficio: comunicava i decessi che avvenivano in ospedale direttamente all'impresa funebre, indirizzava i familiari a specifiche onoranze funebri, millantando anche inesistenti convenzioni con il Comune di Milano che avrebbero garantito prezzi calmierati, e consentiva l'accesso al personale delle imprese funebri alle camere mortuarie.
Dalle intercettazioni sono emersi gravi indizi di colpevolezza a carico di un 38enne e un 29enne, che hanno portato il Gip a rilevare un "concreto pericolo di reiterazione di reati della stessa tipologia, sia per le molteplici circostanze in cui si sono consumati i reati sia per la personalità degli imputati, che hanno dimostrato particolare sfrontatezza". L'operatore della camera mortuaria consultava di continuo il registro defunti ed effettuava un vero e proprio smistamento delle salme, sulla base di una infondata competenza territoriale, in collaborazione con gli addetti delle due agenzie funebri, che pagavano per la sua intermediazione. Il tutto, inoltre, è stato documentato dopo l'allarme diffuso dalla direzione dell'ospedale Sacco.
La denuncia
Prima "un'offerta di 200 euro", poi la frase: "qui funziona così, prendi i vestiti e vestila, se è una salma Covid non ti preoccupare che te ne do anche 400, i famigliari la vogliono vestita". È la proposta che, stando a una sua denuncia, si sarebbe sentito fare un addetto della camera mortuaria dell'ospedale Sacco di Milano, nel novembre 2020, da un responsabile di un'impresa di onoranze funebri. Emerge dall'ordinanza del gip Stefania Donadeo nell'inchiesta del pm Stefano Civardi "su una diffusa pratica corruttiva fra tutti gli operatori dell'obitorio", in cui sono state anche riscontrate "violazioni" delle regole anti-Covid.