Milano, 8 marzo 2024 – Erano oltre tremila, secondo la questura, i partecipanti al 'corteo transfemminista' organizzato a Milano da ‘Non una di meno’ in occasione della Giornata internazionale della donna, ma soprattutto dello sciopero di 24 ore contro la violenza di genere, contro la guerra, contro il patriarcato e in favore di un "salario dignitoso".
Il gruppo è partito alle 18.30 da piazza Duca d’Aosta, davanti alla Stazione Centrale e ha percorso le vie del centro nonostante la pioggia. Si è diretto in piazza Fontana, dove la manifestazione ha avuto il suo momento conclusivo. In mattinata si era invece svolto il corteo studentesco, partita da largo Cairoli e terminato in piazza Oberdan.
I motivi della manifestazione
“Lottiamo contro la violenza che ci uccide, ci stupra, ci molesta. È la violenza maschile sulle donne, perché questa società ci insegna fin da piccoli che siamo divisi tra una maschilità dominante e oppressiva e una femminilità inferiore. È la violenza del patriarcato contro tutte le persone femminilizzate, lgbtqia+, non binarie, non conformi. Non ci stiamo, vogliamo liberarci. Blocchiamo stupri, molestie, femminicidi, transicidi e pu**anocidi”, si legge nel comunicato con cui l'associazione femminista ha annunciato le manifestazioni.
E ancora: “Scioperiamo per il cessate il fuoco a Gaza, contro il genocidio del popolo palestinese e per una Palestina Libera. Scioperiamo contro il business della guerra e contro ogni forma di colonialismo e imperialismo nel mondo, dalla parte di chi resiste all'orrore dei potenti in Sudan, in Congo, in Iran, in Rojava, in Ucraina e ovunque”.
Il comunicato prosegue: “Vogliamo educazione sessuale ed affettiva nelle scuole e nei centri aggregativi, perché l’educazione è la migliore arma per la prevenzione della violenza. Vogliamo cambiare la scuola per cambiare il mondo. Vogliamo fondi e autonomia per i centri anti violenza femministi e transfemministi, perché la violenza non è un destino e nei Cav si può trovare supporto. Vogliamo sicurezza sui posti di lavoro, per non morire lavorando. Vogliamo un salario dignitoso che ci permetta di vivere serenamente e di uscire dalla violenza. Vogliamo l'abolizione del gender pay gap, che impone alle donne retribuzioni minori a pari mansioni con gli uomini. Vogliamo un reddito di autodeterminazione universale per chi vuole lasciare una famiglia o un partner abusante ma non è abbastanza ricco per avere una casa e mantenersi. Vogliamo un welfare pubblico per riprenderci le nostre vite e il nostro tempo”.
“Vogliamo la chiusura immediata dei Cpr e dei lager dentro e fuori dall’Europa. Vogliamo porti e frontiere aperte, perché nessuno possa più morire o essere stuprata lungo la rotta. Vogliamo documenti per tutti per poter essere liberi”, chiedono ancora dall’associazione femminista.
E concludono: "Questo governo sta provando in tutti i modi a cancellare il diritto all'interruzione volontaria di gravidanza. Noi vogliamo una genitorialità che sia desiderata, vogliamo essere libere di scegliere per i nostri corpi e le nostre vite. Lottiamo per una sanità pubblica, accessibile, gratuita e universale”.