
La manifestazione in ricordo di Dax
Milano - Cinquecento persone in corteo fino alle case popolari di via Gola. A 22 anni esatti dall’assassinio avvenuto all’incrocio tra via Brioschi e via Zamenhof, militanti dell’area antagonista, collettivi studenteschi e filopalestinesi hanno commemorato ‘Dax’ con una manifestazione durata un paio d’ore, qualche fumogeno e fuochi d’artificio all’arrivo.
“Ancora una volta – il messaggio di partenza – attraversiamo le strade del Ticinese per ricordare l’omicidio fascista di Davide Cesare e i pestaggi infami dell’ospedale San Paolo. Dax è vivo e lotta insieme a noi”. Poliziotti e carabinieri hanno blindato l’area del commissariato di via Tabacchi con diverse camionette a chiudere la strada all’incrocio con via Tantardini; per il resto, l’iniziativa è stata monitorata in maniera discreta dagli agenti della Digos e dai militari del Nucleo informativo. Qualche picco di tensione c’era stato il giorno prima, al corteo partito da piazza XXIV Maggio e terminato in piazza Bilbao: una Tesla vandalizzata con scritte contro Elon Musk e simboli nazisti; l’ingresso di una filiale di Unicredit sfondato con un cestone di spazzatura; e un lancio di sassi e vernice in due momenti contro le forze dell’ordine.

Iniziative che ci riportano con la memoria al 16 marzo 2003. Quella sera, il ventiseienne Cesare detto ‘Dax’ è in compagnia di tre amici del centro sociale Orso. Attorno alle 23.30, i quattro si imbattono nel cinquantatreenne Giorgio Morbi e nei due figli Riccardo e Federico, di 29 e 17 anni: non sono iscritti a movimenti politici, ma non hanno mai fatto mistero delle simpatie per l’estrema destra (dagli oggetti in casa che rimandano al ventennio fascista al cane Rommel); il 10 marzo, Federico è stato aggredito dopo un breve battibecco da una decina di ragazzi.
Sei giorni dopo, lui e i parenti se la prendono con ‘Dax’ e gli altri tre: il più grande dei fratelli accoltella Cesare per tredici volte, non lasciandogli scampo; il padre si accanisce, secondo le accuse, su Antonino Alesi, colpito da otto fendenti. Dax viene trasportato al San Paolo, ma per lui non c’è niente da fare.
Il giorno dopo, i presunti autori vengono bloccati dalla polizia. Al processo, Federico viene condannato a sedici anni e otto mesi di reclusione, mentre al padre Giorgio viene affibbiata una pena di tre anni e quattro mesi. Per l’allora minorenne Mattia, il Tribunale dispone l’affidamento in prova in una comunità per un periodo di tre anni.