NICOLA PALMA
Cronaca

Così ha agito Bandeh. Dal balcone di via Gioia all’irruzione omicida nella villetta liberty

Alle 5.45 il ventottenne ha provato a entrare in un appartamento: denunciato. Uscito dalla caserma, ha percorso 300 metri ed è piombato in via Randaccio 8.

Alle 5.45 il ventottenne ha provato a entrare in un appartamento: denunciato. Uscito dalla caserma, ha percorso 300 metri ed è piombato in via Randaccio 8.

Alle 5.45 il ventottenne ha provato a entrare in un appartamento: denunciato. Uscito dalla caserma, ha percorso 300 metri ed è piombato in via Randaccio 8.

La folle Pasqua di Dawda Bandeh non è iniziata alle 8.38 all’Arco della Pace, ma qualche ora prima. All’alba. Ecco la ricostruzione della domenica del ventottenne gambiano, che, stando alle accuse, ha assassinato il sessantunenne filippino Angelito Acob Manansala, strangolandolo nell’abitazione in cui lavorava come domestico per conto di un cinquantaduenne israeliano, rappresentante di spicco di un’istituzione che si occupa di raccogliere fondi per il suo Paese.

Sono da poco passate le 5.30, siamo in uno stabile all’incrocio tra via Gioia e via Cagliero. Due inquilini del sesto piano si svegliano di soprassalto e si accorgono che c’è qualcuno sul balcone che sta cercando di salire ancora, fino al settimo. Chiamano il 112, ma poi aprono la porta-finestra: il gambiano-acrobata entra nell’abitazione e si dirige verso l’uscita senza aggredire la coppia di fidanzati né cercare di portar via nulla. All’arrivo degli equipaggi del Radiomobile, del ventottenne non c’è traccia, ma i militari riescono a rintracciarlo in via Sammartini: l’uomo viene riconosciuto dai residenti che avevano originariamente lanciato l’allarme.

Senza documenti (a suo nome risultano carta d’identità e patente italiane e un domicilio nel Comasco), Bandeh viene portato negli uffici della Montebello per essere fotosegnalato; a valle degli accertamenti, viene indagato per violazione di domicilio, in assenza di un’effrazione, di arnesi per lo scasso, di un atto violento nei confronti dei proprietari dell’appartamento e della flagranza di reato. Il ventottenne esce con una denuncia a piede libero alle 8.08. E qui inizia la seconda parte della storia. Sì, perché la carraia della caserma, che affaccia su piazza Giovanni XXIII, dista appena 300 metri da via Randaccio 8. Bandeh percorre via Massena e si ritrova davanti alla villetta liberty d’angolo: non si sa quanto tempo impieghi né quanto tempo sosti lì prima di entrare, ma sta di fatto che alle 8.38 le telecamere del circuito interno di videosorveglianza lo inquadrano all’interno del perimetro della palazzina con giardino.

Probabilmente, ha visto uscire Manansala con i cani che doveva accudire nel weekend e ne ha approfittato per scavalcare il muretto di cinta alto due metri. Ora è dentro. Al ritorno del domestico, Bandeh lo aggredisce, gli mette le mani al collo e lo strangola. A delitto compiuto, non scappa: la scena del crimine lascia ipotizzare che abbia anche cercato del cibo; e il comportamento quantomeno anomalo segnala una personalità borderline, sebbene non risultino ricoveri o percorsi di assistenza per problemi psichici.

Alle 18, il cinquantaduenne israeliano rientra con una delle figlie dopo una settimana di ferie fuori città: appena entrato, vede Manansala a terra esanime; poi si accorge della presenza di un estraneo, che a sua volta lo nota. Il padrone di casa ha la prontezza di richiudere la porta e di chiamare il 112 per chiedere aiuto. Nei minuti trascorsi tra la telefonata alla centrale operativa della Questura e l’intervento degli agenti di due Volanti dell’Ufficio prevenzione generale, il gambiano non tenta neppure di fuggire.

Quando i poliziotti fanno irruzione, lui li aggredisce: per immobilizzarlo, un ispettore dovrà attivare i dardi del taser d’ordinanza per dargli una scarica elettrica. In tasca ha 80 euro. Per il domestico non c’è niente da fare: l’esame del medico legale retrodata il decesso a diverse ore prima. Quante? Sarà l’autopsia a stabilirlo con esattezza. Le tute bianche della Scientifica setacciano la casa fino a notte. Alle 23 si ferma un taxi in via Massena: scendono la compagna e i cognati di Manansala, che in quel momento hanno la certezza che la vittima è il sessantunenne. Le lacrime per una morte assurda chiudono con il più doloroso dei finali la tragica Pasqua di via Randaccio.