Così l’Istituto dei tumori fa ricerca per l’Europa

Il bilancio 2023 dell'Istituto nazionale dei tumori di Milano evidenzia l'attività intensa di ricerca e cura contro il cancro, con numerosi progetti europei e un focus sull'accesso a finanziamenti internazionali.

Così l’Istituto dei tumori fa ricerca per l’Europa

Così l’Istituto dei tumori fa ricerca per l’Europa

L’anno scorso l’Istituto nazionale dei tumori ha attivato 141 progetti di ricerca di cui 31 europei; prodotto 835 pubblicazioni di cui il 40% con un ricercatore dell’Int come primo autore e un impact factor complessivo di 7916,00; avviato 130 studi clinici arruolando 67.233 pazienti su 516.623 coinvolti nei complessivi 764 studi clinici attivi in Istituto al 31 dicembre 2023; gestito 57,3 milioni di euro di cui 36,6 in finanziamenti; ricoverato 11.449 pazienti del servizio sanitario nazionale nei suoi 482 posti letto, curato 5.034 persone in day hospital ed erogato con la sanità pubblica 1,2 milioni di prestazioni ambulatoriali.

Il bilancio 2023 dell’Irccs pubblico - uno dei "comprehensive cancer center", strutture interamente dedicate alla ricerca e alla cura contro il cancro intorno alle quali si sta costituendo una rete europea coordinata dall’Italia – è stato presentato giovedì in via Venezian, in occasione della Giornata della ricerca che ha visto anche la premiazione di otto giovani ricercatori vincitori dell’omonimo bando nel 2022 (Federico Nichetti, Alice Bernasconi, Alessandra Raimondi, Alessandro Cicchetti) e nel 2023 (Deborah Lenoci, Federica Sabia, Morena Shkodra, Francesca Ligorio). Tra i progetti europei di cui l’Int è partner o capofila lo Europe’s Beating Cancer Plan, finanziato dalla Commissione europea con quattro miliardi di euro, e l’UE Mission: Cancer, nell’ambito di Horizon Europe. "Data la scarsità di fondi nazionali, la strategia è rivolgersi ai progetti di più ampio respiro nell’Ue", ha spiegato il direttore scientifico Giovanni Apolone (nella foto). "L’Italia investe percentuali di Pil significativamente inferiori al resto dei Paesi economicamente sviluppati – ha ricordato il direttore generale Carlo Nicora –, eppure i ricercatori italiani sono produttivi e in grado di competere con comunità che hanno accesso a più fondi".Gi.Bo.