GIULIA BONEZZI
Cronaca

Cospito, il ministro Nordio fa scattare l'Operazione Omega: cos'è

La decisione del Guardasigilli poi il trasferimento del detenuto durante la manifestazione degli anarchici a Milano

Polizia e carabinieri presidiano il San Paolo dopo il ricovero di Cospito

Milano - Alfredo Cospito, l’ideologo del Fai-Fri da quasi 4 mesi in sciopero della fame contro il carcere duro, è in condizioni che ieri venivano definite "stabili" e sotto "costante monitoraggio" in una delle due stanze dell’area 41 bis del reparto di Medicina V Protetta dell’ospedale San Paolo di Milano, dov’è stato trasferito sabato sera "in via precauzionale" per ordine del ministro della Giustizia Carlo Nordio.

Che ha fatto scattare il "piano Omega", cioè il ricovero in ospedale del detenuto anarco-insurrezionalista, che il 30 gennaio era stato trasferito sempre per precauzione dal carcere di Bancali-Sassari al Sai, Servizio di assistenza intensificato, del penitenziario di Opera: un reparto di lungodegenza da un centinaio di letti dentro la prigione, con un piano riservato ai detenuti al 41 bis. Lì però Cospito non poteva, tra l’altro, effettuare alcuni esami raccomandati dal medico incaricato dal suo legale, che l’aveva visitato sabato mattina dando l’allarme sul rischio di "edema cerebrale" e "aritmie cardiache dall’esito fatale" corso dal 55enne, che ha perso quasi cinquanta chili dal 19 ottobre e da quasi due settimane ha sospeso anche l’assunzione d’integratori, andando avanti ad acqua, zucchero e sale.

"Ci vuole veramente poco perché la situazione precipiti senza segni particolari di allarme", aveva avvertito il medico. Qualche ora dopo, proprio mentre qualche centinaio di anarco-insurrezionalisti a Porta Romana spaccavano vetrine e attaccavano le forze dell’ordine con mazze, bottiglie e pietre in solidarietà a Cospito, il detenuto veniva trasferito in meno di 20 minuti da Opera all’ospedale San Paolo, appartenente all’Asst dei Santi che gestisce le cure in tutte le carceri del Milanese.

Destinazione il “Repartino”, come lo chiamano al San Paolo: di fatto, un pezzo di carcere nei sotterranei dell’ospedale, con un ingresso separato, varchi blindati, polizia penitenziaria e personale sanitario dedicato che può appoggiarsi agli specialisti del nosocomio per esami specifici o interventi chirurgici, ma è "assolutamente autonomo", precisa il sito del San Paolo, nella gestione ad esempio di patologie metaboliche, dell’apparato cardiorespiratorio e cardiovascolare, infettive e tumori.

Ventidue letti accreditati che ricoverano detenuti da tutto il Nord Italia, e un’ala speciale per quelli in regime di 41 bis, costruita ormai più di 10 anni fa, dalla quale sono transitati anche i boss della mafia stragista Totò Riina (fu ricoverato d’urgenza da Opera a marzo 2014, per un sospetto infarto rivelatosi un’indigestione) e Bernardo Provenzano (che vi trascorse gli ultimi due anni di vita e vi morì, nell’estate del 2016). Tra le competenze specifiche dell’équipe della Medicina V Protetta del San Paolo, si legge ancora sul sito, "è stato da noi stilato un protocollo, come procedura aziendale, sui criteri per il trattamento del paziente scioperante della fame".