REDAZIONE MILANO

Covid Lombardia, unità mobili in strada per vaccinare gli irregolari e portale web aperto

La Regione studia con il terzo settore le modalità per proteggere la fascia più a rischio di contagio e diffusione del virus

Unità mobili in azione

In Lombardia i migranti irregolari nel 2019 erano 112.000. La maggior parte vive a Milano: circa 50.000. E' possibile ipotizzare che oggi i numeri siano più alti. Per le condizioni di vita che hanno sono considerati tra i soggetti più a rischio nel contrarre e diffondere il coronavirus. La Regione si sta attrezzando per capire in che modo raggiungerli e vaccinarli. L'assessorato al Welfare ha pensato di coinvolgere le associazioni umanitarie che accolgono e seguono gli irregolari sul territorio lombardo. Solo a Milano ne esistono una decina. L'Unità di crisi della Regione ieri mattina ha incontrato alcune organizzazioni del terzo settore.

Le ipotesi

"L'idea è di agire su due fronti: aprire il portale per chi ha i codici fiscali temporanei e vaccinare per strada attraverso le unità mobili", spiega Costantina Regazzo, direttrice dei servizi della Fondazione Progetto Arca, che assiste senzatetto e migranti irregolari. Personale medico e strumentazione dovrebbero essere forniti "prevalentemente dalla Regione". Progetto Arca in collaborazione con l'ospedale Niguarda e con l'Ats di Milano ha già vaccinato i 300 ospiti che soggiornano nel centro di accoglienza. "Quelli più fragili li abbiamo accompagnati al Niguarda. Gli altri li abbiamo vaccinati qui attraverso le nostre equipe mediche", aggiunge Regazzo. "Grazie alle diverse associazioni il Comune di Milano riesce a entrare in contatto con 500 persone - continua -. Gli altri devono essere avvicinati per strada. Il primo passo, comunque, rimarrà l'attivazione del portale per i codici Stp (prevista probabilmente per i primi di giugno). Poi si procederà con le inoculazioni".

Piattaforma web aperta a tutti

Secondo Loredana Carpentieri, responsabile dell'ambulatorio di Emergency, al di là delle unità mobili potrebbe essere utile adeguare la piattaforma regionale affinché si possano prenotare gli appuntamenti "solo con nome e cognome". In questo modo le realtà del terzo settore e la Regione si impegnerebbero per informare chi vive in condizioni di fragilità della procedura da effettuare. Sono solo ipotesi: l'assessorato sta stabilendo come agire. Di certo, aprire il portale di Poste agli Stp (i codici temporanei assegnati agli irregolari per usufruire dei servizi sanitari) non basta: a possederlo sono in pochi. Da anni le associazioni di volontariato denunciano difficoltà nell'erogazione dei codici; le strutture sanitarie per paura di non essere rimborsate dalla Regione-  visto che le prestazioni sono gratuite - si rifiutano di assegnare l'Stp e rimandano gli stranieri dalle stesse organizzazioni umanitarie. Prima era il ministero degli Interni a provvedere alle spese sanitarie degli irregolari, poi nel 2017 il governo Gentiloni ha trasferito alla Salute, quindi alle Regioni, l'onere di provvedere ai costi. La situazione è diventata sempre più confusa. Proprio per questo il Pirellone non può affidarsi soltanto ai codici Stp per provvedere alla vaccinazione, ma deve anche ipotizzare di poter fare le somministrazioni attraverso le unità mobili, coinvolgendo il terzo settore.

La polemica

Secondo alcune associazioni forse è un po' tardi per affrontare il problema della vaccinazione degli irregolari in Lombardia.  "Bisognava pensare prima a come organizzare questa campagna", accusa Sabina Alasia, presidente del Naga, struttura che da oltre 30 anni fornisce assistenza sanitaria e legale a chi vive qui, ma in realtà per l'ordinamento italiano dovrebbe andarsene. Il Naga ha 400 volontari e svolge all'anno 10.000 visite ambulatoriali. Da tempo i volontari ripetono di svolgere questo lavoro soltanto a causa di disfunzioni nell'amministrazione regionale, che non garantisce l'assistenza sanitaria a chiunque soggiorni sul territorio lombardo. Frasi che condividono anche i medici dell'Ambulatorio popolare di Via dei Transiti (struttura nata nel 1994 a Milano): "Il comportamento della Regione non ci meraviglia. Chiedono alle organizzazioni di fare qualcosa che dovrebbero fare loro. Non dobbiamo essere noi a vaccinare gli stranieri irregolari, devono essere loro ad attrezzarsi", sottolinea Sandra, operatrice del centro. Queste associazioni vorrebbero che fossero le strutture pubbliche a occuparsi di chi è abbandonato a se stesso. Al di là del tema umanitario e politico, rimane il problema della grandezza degli ambulatori: troppo piccoli per ospitare le vaccinazioni.