REDAZIONE MILANO

Covid a Milano: con lockdown indice Rt quasi dimezzato

Il direttore di Ats Bergamaschi: "Oggi era attorno a 1,25, si sta riducendo di giorno in giorno"

Anche le stazioni si sono svuotate con il lockdown

Anche le stazioni si sono svuotate con il lockdown

Milano, 12 novembre 2020 - In Lombardia è ancora emergenza Covid-19. Anche se si inizia a vedere qualche timido segno di miglioramento. Buone notizie arrivano da Milano, il fronte più duro della seconda ondata insieme a Monza Brianza, Como e Varese. "L'Rt di Milano oggi era attorno a 1,25. Con il lockdown si sta riducendo di giorno in giorno" ha detto il direttore generale dell'Ats Città Metropolitana di Milano, Walter Bergamaschi. Secondo il dg milanese l'indice di contagiosità di Covid-19 "si è quasi dimezzato rispetto al momento di picco. Ieri la Città Metropolitana era ancora la zona più colpita con 3.148 casi, di cui 1.149 nella città capoluogo (dato in calo rispetto al giorno precedente). Seconda la provincia di Como con 958 casi (martedì +1.356), seguita da Varese con 943 (contro i +3.081 del giorno prima) e Monza e Brianza con 854 (martedì +860). Cautamente ottimista anche l'assessore al Welfare della Lombardia, Giulio Gallera secondo il quale in regione i dati covid sono "in miglioramento". Gallera ha poi invitato tutti a fare ancora "sacrifici e stare in casa".

Bergamaschi ha parlato anche del ruolo dei medici di base: "A Milano con le cure primarie abbiamo portato avanti un progetto di governo clinico che chiedeva ai medici di seguire i loro pazienti più fragili. Un terzo dei medici ha aderito e quei pazienti che sono stati seguiti hanno avuto un rischio di morte e complicanze da Covid della metà rispetto agli altri". Per quanto concerne i tamponi rapidi, Bergamaschi ha spiegato: "siamo intorno al 10% dei medici, anche un pochino meno", che ha aderito alla possibilità di erogare tamponi. "Su 2.500 tra medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, solo 232 hanno aderito fino ad oggi".

"Va detto - ha precisato il Dg - che la richiesta è partita la settimana scorsa e quindi alcuni colleghi si stanno ancora orientando, però i dati raccolti fino ad oggi ci portano a dire che c'è il 10% di adesione, con 64 casi su 232 che hanno fatto richiesta di poter operare in una sede esterna. Abbiamo raccolto le loro richieste e chiesto a tutte le strutture ospedaliere di poter mettere i poliambulatori a disposizione dei medici che lo richiedono, in modo da potergli dare spazi adeguati, in una struttura dove oltre tamponi e test si possano fare anche approfondimenti diagnostici e si possa garantire un percorso clinico per il paziente".