GIAMBATTISTA ANASTASIO E GIULIA BONEZZI
Cronaca

Covid, tamponi rapidi nei pronto soccorso e quarantenati in corsia

Gli operatori sanitari “contatti stretti“ al lavoro con le protezioni, come a marzo. In arrivo 2,2 milioni di test dell’antigene, anche nelle scuole e nelle farmacie

Una foto della mostra #covid-19@storiedisperanza, di Hope onlus e Policlinico

Milano, 28 ottobre 2020 - Nei pronto soccorso sulla trincea della seconda ondata la prossima settimana arrivano i “tamponi rapidi“. La Regione ne ha acquistati 1,2 milioni, aderendo a una gara con capofila il Veneto, che sono in arrivo a fine settimana insieme alla prima tranche del milione di tamponi rapidi che tocca alla Lombardia sui 5 milioni procurati dal commissario straordinario Domenico Arcuri. Sono i test dell’antigene, già utilizzati per i voli “Covid free“ e sperimentati in alcune scuole dalle unità mobili del professor Gian Vincenzo Zuccotti: restituiscono in 15-30 minuti un risultato che in caso di positività va confermato con un “vero“ tampone e sono utili soprattutto per lo screening degli asintomatici. A quanto risulta al Giorno, del milione e 200 mila kit acquistati con gara 800mila saranno destinati alle scuole e alla popolazione, con punti-test ad esempio a San Siro, e nelle farmacie. Gli altri 400mila andranno appunto ai Ps, per separare rapidamente i pazienti “puliti“ dai possibili contagiati dal coronavirus.

Ma anche per il personale sanitario che, quando risulterà “contatto stretto“ di un positivo, se e finché non ha sintomi d’ora in poi continuerà a lavorare indossando i dispositivi di protezione, e rimettendosi in quarantena quando non è turno: è l’indicazione contenuta in una circolare inviata lunedì dalla Direzione regionale Welfare alle Ats e agli ospedali sulla "prevenzione dei contagi da Sars-Cov-2 tra gli operatori sanitari e socio-sanitari". La Dg richiama i direttori a "un sistema di rigoroso e tempestivo contact tracing " e al monitoraggio stretto dell’insorgenza di sintomi nel personale. Per i “contatti“, solo asintomatici, è previsto il tampone rapido all’inizio e a metà della quarantena di 10 giorni che deve concludersi (come per tutti) con un test molecolare negativo; e che siano messi a loro disposizione, "ove possibile", spogliatoi e gestione dei rifiuti separati.

Mandare in corsìa i sanitari “contatti” (non i positivi) con le protezioni non è una novità in Lombardia: lo stesso provvedimento fu preso a marzo, durante il picco dell’emergenza. Torna con la seconda ondata, a puntellare organici già falcidiati dai contagi rimediati in ospedale ma adesso anche fuori, in un mondo non più in lockdown. In base a dati che Il Giorno ha potuto consultare, dei quasi 13mila nuovi positivi al coronavirus scoperti la scorsa settimana tra Milano e Lodi più di 450 erano operatori sanitari. Ieri al conto totale del Milanese si sono aggiunti altri 1.940 casi, di cui 768 in città. E l’Ats prepara un’iniezione di oltre 150 "degenze di sorveglianza" a Milano, destinate a contagiati asintomatici che non possono isolarsi a casa loro: dopodomani aprirà un hotel con 70 camere in zona Fiera, da lunedì saranno a disposizione altre 70 stanze più 17 miniappartamenti nella struttura di via Adriano, nata per essere (ma mai diventata davvero) una Rsa.