Boom di casi Covid dopo il concerto di Taylor Swift a San Siro, scoppia la polemica. Inevitabilmente, in un contesto in cui il coronavirus sta tornando un po’ a sorpresa d’attualità, con oltre mille casi censiti nell’ultima settimana in Lombardia e lo stesso governatore Attilio Fontana che invita a “stare attenti”.
D’altra parte gli assembramenti sono il vero motore del virus, come abbiamo tristemente imparato subito nel 2020 e come, anche comprensibilmente, abbiamo forse un po’ dimenticato ora. Inevitabile, quindi, che in un contesto di risalita della curva, maxi-concerti con decine di migliaia di fan come quello di Taylor Swift fungano da agente moltiplicatore.
Ma quanto dobbiamo preoccuparci, di questa recrudescenza del Covid-19? “Siamo in una situazione piuttosto tranquilla – getta acqua sul fuoco il virologo Fabrizio Pregliasco direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e medicina preventiva dell'università Statale di Milano – conviviamo con questo virus e dovremo farlo ancora per qualche anno, ma i dati dei decessi e delle ospedalizzazioni sono bassi e sostanzialmente riferiti a persone fragili e/o anziane, che ancora oggi non hanno una risposta immunitaria molto efficace”. Il cittadino ‘standard’, per così dire, può stare tranquillo. “Ormai abbiamo tutti un'immunità ibrida – spiega Pregliasco – nel senso che abbiamo già subito il virus oppure siamo vaccinati oppure entrambe le cose”.
Il problema è che si tratta di una protezione “non completa”, dal momento che “ogni 4-6 mesi il virus evidenzia varianti immuno-evasive”. Varianti infettive e contagiose, quindi, che magari non creano problemi o li creano solo in minima parte a giovani e adulti ma che in persone anziane e fragili, possono creare complicazioni anche gravi. “Nell’ultima settimana a livello nazionale ci sono stati 40 morti – evidenza il virologo – oltre a 1.200 ospedalizzati di cui 43 in terapia intensiva. Numero bassi ma in incremento rispetto alla settimana precedente e stiamo comunque parando di persone morte, non di numeri; persone che se non avessero contratto il virus sarebbero ancora vive. Non dobbiamo creare allarmismo ma nemmeno minimizzare, non sarebbe corretto”.
Il punto in questa fase, ben lontana da quella delle restrizioni e limitazioni che ha caratterizzato i primi due anni della pandemia, è dunque quello di adottare alcuni piccoli accorgimenti che rallentino la circolazione del Covid. “I soggetti fragili dovrebbero indossare le mascherine – è l’appello di Pregliasco – così come dovrebbe farlo chi ha contratto il virus, per non diffonderlo. Per quanto riguarda anziani e soggetti deboli è poi importarne fare tamponi in presenza di sintomi, vista anche la coda abbastanza strana di malattie di forma respiratoria dovuta alle temperature anomale della stagione, in modo da capire se curarsi con un generico antinfiammatorio oppure, in casi di positività, con un antivirale specifico che poossa evitare l’aggravarsi della situazione. E magari salvare la vita”.