Una Lancia Y bianca viene immortalata dalle telecamere mentre fa il suo ingresso nel centro di Milano la sera di martedì 1° agosto. Sarà un elemento fondamentale per ricostruire la rapina dell’orologio di lusso, un Richard Mille RM11-02 il cui valore stimato oscilla tra 400mila e 500mila euro, portato via a un turista libico di 43 anni a Milano per vacanza insieme alla sua famiglia. Il colpo è avvenuto la sera di martedì 1° agosto. Si scoprirà che la banda di ladri (tre arrestati, tra cui una donna, più un quarto uomo ricercato) aveva messo gli occhi addosso al prezioso orologio da ore. Dalle telecamere, la polizia vedrà i quattro alle calcagna dei turisti dentro la Rinascente, poco dopo le 20 di quel giorno.
Orario compatibile con quello dell’ingresso dell’auto, che torna in zona via Padova (dalla quale era partita) mezz’ora dopo il colpo, avvenuto poco dopo le 21.30 in via Gerolamo Morone, tra via Manzoni e piazza Meda, nel cuore della città. Stando alle indagini, da ore i banditi avevano messo gli occhi addosso alla loro preda, fin dall’uscita dall’hotel nel Quadrilatero della Moda. La Lancia Y, intestata a una persona estranea ai fatti, era utilizzata da Wafaa Lembahej, marocchina di 42 anni, accusata di essere parte della gang di rapinatori di orologi di lusso smantellata dalla polizia. Per lei è scattato il fermo d’indiziato di delitto, così come per Fahim Leulmi, di 34 anni, Nazim Hanachi, di 36, francesi di origini algerine, ritenuti a vario titolo di essere i presunti autori di almeno due colpi. Ricercato un quarto uomo, colui che materialmente avrebbe sottratto l’orologio al turista libico due settimane fa. Tutti e quattro sono pregiudicati.
L’altra azione criminale attribuita alla gang è la rapina di un cittadino romeno al quale è stato sottratto il suo preziosissimo Richard Mille modello 011, “one from five limited edition”, dal valore eccezionale di un milione di euro, il 30 agosto di due anni fa in via della Spiga. Il turista libico ha raccontato alla polizia di essere stato sorpreso all’improvviso: "È venito dietro di noi e ha preso il mio orologio. Mi ha spinto a terra e mi ha lasciato un segno sulla mano, mi sono ferito. Mio figlio e io abbiamo cercato di inseguirlo ma era troppo veloce per noi. È stato un brutto momento per tutta la famiglia". Le indagini coordinate dalla Procura, svolte dai poliziotti della Squadra Mobile diretti da Marco Calì, hanno consentito di individuare i quattro presunti componenti della banda. È emerso che la donna foniva un appoggio logistico ai tre uomini, in zona via Padova. Nella sua disponibilità, anche la Lancia Y bianca. I fermi, disposti dai pm Laura Pedio e Rosario Ferracane, sono stati eseguiti prima che i banditi potessero allontanarsi. A quanto pare, stavano già organizzando la fuga.