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Cpr di via Corelli, la presa di posizione degli avvocati. Dopo le tre rivolte in due mesi che hanno gravemente danneggiato i locali del centro di permanenza per il rimpatrio, ieri sia la Camera penale che il Consiglio dell’Ordine sono intervenuti sull’argomento, appellandosi al prefetto Renato Saccone affinché vengano garantiti i diritti di difesa di coloro che sono ospitati nella struttura prima di essere rimandati nei rispettivi Paesi di origine. "Nella giornata mondiale dei diritti umani – l’incipit della prima nota – la Camera penale di Milano intende denunciare ancora una volta la situazione di assoluta inadeguatezza dei centri per il rimpatrio dislocati su tutto il territorio nazionale e in particolare quello di via Corelli a Milano". Gli avvocati puntano l’attenzione sulle "condizioni igienico-sanitarie" e sulla "difficoltà di esercizio del diritto di difesa", che a loro parere sarebbe stato "fortemente compromesso anche dalle limitazioni legate alla pandemia".
Il riferimento è ai due casi di positività al Covid-19 emersi nei giorni scorsi e alle misure di sicurezza imposte agli altri migranti: i penalisti parlano di "messa in quarantena dell’intero centro" e di "grave compromissione del diritto di difesa dei “ristretti“". E ancora: "L’inadeguatezza della struttura di Milano è stata evidenziata anche dai diversi operatori che svolgono la propria attività all’interno del centro, che hanno segnalato la situazione esplosiva che sono costretti a gestire quotidianamente". Da qui l’appello al prefetto perché "intervenga con la massima urgenza per garantire l’adempimento e l’adeguatezza dei servizi di assistenza medica e assicurare i fondamentali diritti delle persone presso il centro di via Corelli". Sulla stessa linea il Consiglio dell’Ordine degli avvocati, che due giorni fa ha varato una delibera in cui si parla della "quarantena" degli ospiti e dell’impossibilità di tenere "regolari colloqui": "Lo straniero – chiosa il presidente Vinicio Nardo – non può essere privato del contatto con l’avvocato difensore, suo unico e indispensabile collegamento con il mondo civile durante i tempi indefiniti della restrizione".
La situazione all’interno del Cpr è oggettivamente complicata da gestire, ma va ricordato che sin dall’inizio sono stati proprio gli ospiti della struttura a mettere in difficoltà sia i gestori che le forze dell’ordine, con rivolte violente che hanno danneggiato gravemente la quasi totalità dei locali. Materassi incendiati, tentativi di fuga sventati da carabinieri e polizia, rubinetti divelti e porte sradicate. I disordini si sono sempre verificati alla vigilia dei rimpatri, e in un caso, stando a quanto risulta, il via alle ostilità è stato dato dall’esplosione di alcuni petardi, con ogni probabilità lanciati dall’esterno. L’ultimo episodio si è verificato la sera del 7 dicembre, quando il tentato suicidio di un trentaseienne marocchino con problemi psichiatrici ha innescato il raid.Nicola Palma