Riccardo
Riccardi
I n questi giorni la stampa economica specializzata e non è particolarmente attiva sull’argomento inflazione e rialzo dei tassi. È stato titolato, l’inflazione all’8% che va verso il 10%, è ai livelli degli anni ’80 (se non di un decennio anteriore). In quegli anni si stava “spietrificatizzando” la foresta del sistema bancario. Con poche banche a livello europeo (nel basso della classifica però) ed una miriade di casse di risparmio operative nei territori e che rappresentavano la tipicità bancaria. Tralasciamo, per una dovuta sintesi, le popolari ora quasi scomparse. Il credito sul “campo” veniva erogato sulla fiducia personale e della famiglia. Così crebbero le PMI che, reinvestendo gli utili “fuori”, per la cattiva educazione delle stesse banche, rimanevano sottocapitalizzate e carenti di liquidità. Avevano molti crediti, inerzie bloccate nei loro bilanci. La loro cessione era una percezione sbagliata di crisi finanziaria. Si affacciò il factoring. La cui operatività non si limitava a ripetere “lo sconto di fatture”. Aveva un significato rivoluzionariamente importante. Il rischio, parola quasi desueta nelle banche moderne, si spostava dal fornitore al debitore, che “ceduto” traferiva al committente la sua ampia capacità di credito. Le difficoltà iniziali furono notevoli, anche per la diffidenza del nuovo, ma entusiasmo e determinazione di quattro gatti fecero sì che questo strumento, il cui utilizzo veniva erroneamente considerato l’ultima spiaggia, ebbe successo. Poi la Legge 52 tagliò le unghie a quei curatori che utilizzavano impropriamente la revocatoria fallimentare. Oggi il credito è divenuto facilmente liquidizzabile con la fattorizzazione. Si migliora la situazione finanziaria del cedente messo al riparo da incassi ritardati ed inflazionati. Non va tralasciata l’importanza del “pro-soluto” che mette al riparo da pericolosi default di qualche cliente.