Milano - Le scalate in serie a monumenti e palazzi del centro. Il selfie con i piedi che penzolano dall’insegna luminosa di un albergo in zona Garibaldi. Le incursioni negli hotel extralusso della Galleria, con tanto di video che parte dal bagno di una camera e arriva alla finestra con vista Salotto.
L’asticella che si alza sempre di più, fino a mettere nel mirino un altro bersaglio da dare in pasto ai follower: il pennone della Unicredit Tower di piazza Gae Aulenti. Era quello il prossimo obiettivo del gruppo di baby climber che farebbe capo al diciassettenne originario della provincia di Sondrio noto su Instagram con il nickname di Dedelate, denunciato nei giorni scorsi dai ghisa del Gruppo operativo anti contraffazione per il raid del 21 maggio sulla Madonnina, a oltre cento metri da terra. Nella stessa operazione, sono stati indagati altri due presunti componenti della crew, le cui "imprese" sono state ricostruite nel dettaglio dagli specialisti del Nucleo tutela decoro urbano della polizia locale: pure loro hanno 17 anni, frequentano un liceo e vivono con i genitori in zone semicentrali di Milano.
Sono cresciuti insieme, sin dai tempi in cui frequentavano lo stesso impianto sportivo per praticare la medesima disciplina. F.Z., alias Dedelate, l’hanno conosciuto con ogni probabilità nell’area della Centrale, all’ombra della Mela di Pistoletto dove si ritrovano il pomeriggio i giovanissimi appassionati di skate. Il filone d’indagine che li ha coinvolti, incrociando quello sul Duomo scattato sei giorni dopo, origina dal blitz del 15 maggio: quella sera, secondo le informazioni raccolte dal Giorno , gli "esploratori metropolitani" hanno raggiunto la cima di Palazzo Carminati (che guarda il Duomo dalla parte opposta della piazza) durante il concerto di Radio Italia. Dopo essere scesi, hanno assaltato una macchina dei vigili: uno di loro in particolare, ora denunciato per danneggiamento, è montato prima sul cofano e poi sulla capotte dell’auto facendosi riprendere in atteggiamento di sfida. Passo dopo passo, gli investigatori di piazza Beccaria sono riusciti a mettere insieme i pezzi del puzzle.
Un puzzle che si compone anche di scorribande da writer: sia i due milanesi che Dedelate sono accusati degli imbrattamenti sui muri di corso Buenos Aires (con tag "Dede" e "Metalcops") e sui vagoni di alcuni treni regionali. Finita? No, perché tra le contestazioni della Procura dei minorenni ci sono pure i blitz non autorizzati negli alberghi. Chi segue abitualmente i social non si è lasciato sfuggire un dettaglio: i tre indossano sempre t-shirt col logo ‘Metacops’; e pare che uno striscione con la stessa scritta sia comparso di recente davanti a un istituto scolastico di Città Studi, quasi a voler pubblicizzare il marchio tra gli adolescenti. Esiste un sito per comprare le magliette: il giorno dopo la scalata alla Madonnina, sarebbero arrivati 3.400 ordini on line da 35 euro l’uno nel giro di poche ore. Mica male come business, tanto che si potrebbe pure pensare che ci sia qualcuno di più strutturato pronto a monetizzare la popolarità di chi rischia la vita per un’istantanea in quota.
"Ci auguriamo che l’indagine vada a buon fine per spezzare quel concetto di impunità sempre più diffuso tra i giovani", commenta Fabiola Minoletti, vicepresidente del Coordinamento dei comitati milanesi. "Un plauso ai colleghi per la professionalità dimostrata, ma non possiamo fare tutto da soli: famiglia e scuola devono fare la loro parte", aggiunge il segretario del Sulpl Daniele Vincini.