Milano, 27 giugno 2018 - Milano capitale del crimine. Nonostante nel 2017 i reati denunciati nel nostro Paese siano calati del 10% rispetto all'anno prima, la situazione del capoluogo lombardo è preoccupante. A rilevarlo è il Censis, che ha elaborato i dati del ministero dell'Interno, nel primo Rapporto sulla filiera della sicurezza in Italia. Lo studio sottolinea come a fronte di dati in calo sia alta la percezione di insicurezza, con la criminalità al centro delle preoccupazioni per un italiano su quattro.
Ma vediamo nello specifico. La concentrazione dei reati in alcune zone amplifica le paure. In sole quattro province, dove vive il 21,4% della popolazione, si consuma il 30% dei reati. Al primo posto per numero di denunce, è il capoluogo lombardo secondo il Censis, con 237.365 reati commessi nel 2016 (il 9,5% del totale), poi Roma (con 228.856 crimini, il 9,2%), Torino (136.384, pari al 5,5%) e Napoli (136.043, pari al 5,5%). Anche considerando l'incidenza del numero dei reati in rapporto alla popolazione, Milano resta in vetta alla classifica, con 7,4 reati denunciati ogni 100 abitanti, seguita da Rimini (7,2), Bologna (6,6), Torino e Prato (entrambe con 6 reati ogni 100 abitanti). Nel 2008 i reati denunciati in Italia erano complessivamente 2.709.888, sono aumentati fino ai 2.892.155 del 2013 per poi diminuire di anno in anno fino al minino di 2.232.552 del 2017, con una riduzione del 17.6% rispetto a dieci anni fa e del 10.2% nell'ultimo anno.
Gli omicidi, in particolare, si sono ridotti dai 611 del 2008 ai 343 dell'ultimo anno, con un calo vicino al 45%. Anche rapine e furti, che sono quelli che destano maggiore preoccupazione per la diffusione e le modalità di esecuzione, sono notevolmente diminuiti. In particolare, le rapine sono passate da 45.857 a 28.612 (-37,6%), mentre i furti sono scesi da quasi 1,4 milioni a poco meno di 1,2 milioni (-13,9%). (
In questa situazione, sempre secondo il Censis, cresce la voglia di sicurezza "fai da te". Il 39% degli italiani è favorevole all'introduzione di criteri meno rigidi per il possesso di un'arma da fuoco per la difesa personale. Il dato e' in netto aumento rispetto al 26% rilevato nel 2015. Piu' favorevoli sono le persone meno istruite (il 51% tra chi ha al massimo la licenza media) e gli anziani (il 41% degli over 65 anni). Aumenta il numero degli italiani che possono sparare: nel 2017 nel nostro Paese si contavano 1.398.920 licenze per porto d'armi, considerando tutte le diverse tipologie (dall'uso caccia alla difesa personale), con un incremento del 20,5% dal 2014 e del 13,8% solo nell'ultimo anno. La crescita piu' forte si e' avuta per le licenze per il tiro a volo (sono quasi 585.000: +21,1% in un anno), piu' facili da ottenere. Si puo' ritenere che oggi complessivamente c'e' un'arma da fuoco nelle case di quasi 4,5 milioni di italiani (di cui 700.000 minori).