ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

L'appello dei gestori: "Ora certezze anche per gli impianti da bowling"

Fatturato quasi azzerato, investimenti in fumo e alti costi di gestione: il danno rischia di essere irreparabile

Stefano Orlando, titolare dell’impianto di bowling PlayUp e Marzia Acquilecchia

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Milano - «Una data certa per la riapertura degli impianti da bowling che non sia più reversibile". La richiesta di Stefano Orlando, titolare, da 23 anni, di "PlayUp Milano" di via Cavezzali. L’ex "Bowling Loreto", aperto dal 1973, è il più antico fra i tre impianti rimasti a Milano città, e anche uno dei più grandi sul territorio metropolitano con le sue 24 piste. Il problema che affligge tutto il comparto - piegato da una chiusura che dura da sette mesi - è che nulla si sa sulla sua ripartenza: nel cronoprogramma del decreto Riaperture non c’è riferimento al settore. "Al momento non è filtrata alcuna data: siamo sospesi nel limbo della massima incertezza" rimarca Orlando. Il PlayUp, prima del Covid, era abituato ad accogliere famiglie con bambini, giovani alla ricerca di divertimento "sano" ma anche dipendenti per eventi aziendali: da quattromila a cinquemila giocatori al mese, a caccia di strike di birilli.

Da metà ottobre l’impianto è però chiuso al suo pubblico di riferimento e aperto solo a poche decine di atleti tesserati alla federazione di settore, un numero così esiguo che non movimenta il flusso di cassa. "L’anno scorso siamo rimasti chiusi tre mesi nel primo lockdown e abbiamo avuto il via libera a giugno, all’inizio dell’estate che per noi è il periodo meno redditizio dell’anno. Abbiamo fatto molti investimenti tra sanificazioni, gel e plexiglas ma non è servito a nulla: abbiamo dovuto richiudere ad ottobre, proprio all’esordio della stagione più importante". L’attività ha subito un inevitabile contraccolpo: "Non nascondiamo le difficoltà. Abbiamo registrato una perdita di fatturato dell’80%, pari a circa 350mila euro, a fronte di 20mila euro di ristori".

Una partita, quella dei contributi economici, complicata dal fatto che gli impianti di bowling non abbiano un unico codice Ateco che identifica il tipo di attività. In aggiunta c’è il peso rilevante dei costi di gestione per strutture che sono generalmente molto grandi: il PlayUp si sviluppa su un’area di 3mila metri quadri ma ci sono impianti da 10mila metri quadri. "Ho dovuto lasciare a casa tre lavoratori a termine", aggiunge Orlando. Al momento a gestire la struttura di via Cavezzali sono rimasti solo il titolare e la direttrice Marzia Aquilecchia. "Il mio auspicio è che sia garantita la nostra operatività dai primi di giugno e in modo continuativo. Gli imprenditori devono ritrovare la serenità per poter fare nuovi investimenti, nuove assunzioni e una programmazione che rimetta in moto la macchina spenta da così tanto tempo. Se dovesse scattare una nuova chiusura il prossimo autunno il danno sarebbe irreparabile".