Milano, 15 maggio 2024 – Sono le 3.23 del 22 aprile, siamo davanti all’ingresso del complesso residenziale Parco Vittoria di via Traiano 35. Tutto accade nel giro di pochi secondi, proprio davanti alla guardiola: all’interno ci sono il portinaio e una guardia privata, in turno di notte. Saranno proprio loro a collocare sulla scena il rapper Federico Leonardo Lucia, indagato dalla Procura per il pestaggio del personal trainer Cristiano Iovino. Nella ricostruzione fornita pochi minuti dopo ai carabinieri del Radiomobile, i due testimoni oculari dichiarano di aver sentito urlare e poi di aver visto scendere 7-8 persone da un van, presumibilmente un Mercedes Vito di colore nero. Nel mirino del gruppo finisce proprio il trentasettenne romano: il cancello pedonale è aperto, ma Iovino non riesce ad avvicinarsi abbastanza per rifugiarsi all’interno del maxi condominio con sei torri in zona Portello.
Il film dell’aggressione
Parte l’assalto: il palestrato preparatore atletico, fronteggiato in prima battuta da un uomo di corporatura esile ripreso da una telecamera che i vigilantes identificheranno nell’artista trentaquattrenne, cade a terra e viene colpito con calci e pugni. Prima di scappare, gli aggressori si avvicinano al gabbiotto e intimano ai due di non allertare le forze dell’ordine: "Fatevi i c. vostri, non chiamate nessuno". Di più: chiedono loro i documenti e i cellulari, evidentemente per conoscerne i nomi e per verificare se abbiano fatto foto o video dell’accaduto.
I due rifiutano, e a quel punto il gruppo si dirige di corsa verso il Mercedes, pressato anche dalla presenza di un taxi bloccato dal van fermo in mezzo alla carreggiata di via Traiano. Quando arrivano i carabinieri, Iovino è già rincasato: presenta evidenti tumefazioni al volto e alla testa, ma dopo le prime medicazioni del 118 rifiuta il trasporto in ospedale, firmando la relazione di soccorso.
Le spiegazioni del personal trainer
Ai militari specifica di non voler sporgere denuncia e si limita a dire di aver avuto un diverbio poco prima al The Club di corso Garibaldi "per "questioni inerenti la conoscenza di una ragazza", aggiungendo di non conoscere gli aggressori "tantomeno di aver notato la presenza di Fedez".
E invece, con ogni probabilità, li conosce eccome, a cominciare proprio dal rapper, con il quale ha avuto un violento litigio nel locale attorno alle 3 come da video registrati dagli occhi elettronici interni. Un litigio seguito da uno scambio di messaggi per avere un chiarimento e dal raid delle 3.23. Un raid al quale, secondo gli investigatori, avrebbero preso parte anche alcuni ultrà del Milan.
Il post dei supporter
A tal proposito, ieri sulla pagina Instagram dei "Banditi" della Sud è comparso un post che inizia così: "Ormai da giorni assistiamo a un tam-tam mediatico relativo alle vicende private del cantante Fedez. Trattandosi di un personaggio molto popolare, la cosa può non stupire, ma ciò che invece profondamente ci indigna è la diffusione di notizie totalmente non veritiere, le quali accostano il nome della Curva Sud al cospetto appunto del signor Federico Lucia. Dobbiamo ribadire una volta per tutte che la Curva, intesa come gruppo di persone che da sempre segue il Milan in ogni stadio per sostenere i colori rossoneri, non abbia alcun tipo di legame con Fedez, né riguardo vicende professionali né tantomeno riguardo vicende private".
La seconda parte della nota è dedicata a Christian Rosiello (mai nominato), che da tempo compare regolarmente accanto a Fedez a mo’ di bodyguard: per gli ultrà rossoneri, l’assenza di rapporti con il rapper è un concetto "chiaro e inscalfibile, indipendente dal fatto che un qualsiasi membro facente parte della curva (siamo più di 10mila) abbia una propria vita privata che possa vederlo protagonista al fianco di personaggi più o meno famosi, le cui identità sono ignote anche a noi per evidenti ragioni di riservatezza connesse ai contratti stipulati".
E ancora: "Troviamo davvero vili e meschini – si legge ancora su Instagram – tutti coloro che vogliono screditare con notizie false l’operato di qualcuno, infangandone a tutti i costi il nome, nonostante si tratti di una persona totalmente incensurata (scritto in maiuscolo, nd ), assunta con un regolare contratto di lavoro e nonostante abbia operato per anni nel settore con un regolare patentino rilasciato dalla Prefettura di Stato, necessario per svolgere la propria mansione".
Dalle verifiche fatte dal Giorno con diverse fonti, emerge che Rosiello avrebbe precedenti di polizia per reati come danneggiamento e che sarebbe stato coinvolto tra il 2013 e il 2019 in due episodi "da stadio" che hanno portato all’emissione di Daspo.