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"Da metà dicembre c’è stato un crollo verticale della clientela straniera. Il tasso di occupazione delle nostre camere oscilla in questi giorni fra il 20% e 25%" afferma Piero Marzot, proprietario dell’hotel Spadari (40 stanze) e del Gran Duca di York (33), strutture di lusso entrambe vicino al Duomo. Fra settembre e novembre invece l’occupazione delle stanze aveva raggiunto "un buon livello, attorno al 70% e in alcune occasioni anche l’80%". A frenare le partenze dei turisti "non solo le normative per l’ingresso e uscita dai Paesi ma anche il timore di mettersi in viaggio a seguito dell’esplosione dei contagi che si ripercuote con un meccanismo quasi direttamente proporzionale sull’occupazione delle stanze. Il problema è che quando i flussi turistici diminuiscono noi entriamo in una profonda crisi perché il nostro sistema è basato su una struttura con costi fissi elevatissimi".
Per Marzot servono "sostegni immediati da parte del Governo e la proroga della cassa integrazione Covid per mantenere il livello occupazionale. L’hôtellerie si basa su rapporti interpersonali, non sull’impiego di tecnologia o di macchine. I nostri dipendenti – meno di una quarantina fra i due hotel oltre all’indotto - con esperienza e formazione sono la nostra vera ricchezza. Difendere i nostri lavoratori è strategico" rimarca Marzot. Il problema è anche che gli addetti si rifugino in altri settori meno suscettibili alla crisi del Covid e più avanti si ricrei lo stesso problema di settembre "quando il mercato è ripartito e si sono registrate grandissime difficoltà a reperire personale". Fresca la notizia del passaggio dello storico hotel Danieli di Venezia nelle mani della società Four Seasons, di proprietà di Bill Gates e del principe Al Waleed bin Talal. "Il rischio che le grandi catene acquisiscano fette di mercato c’è" sottolinea Marzot.
Annamaria Lazzari