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Milano, lo stilista Cruciani e l’ex Iena Yang Shi sposi con la "benedizione" di Sala

Ha celebrato l'unione la vicesindaco Scavuzzo

Lo stilista Cruciani e l’ex Iena Yang Shi

Milano, 27 agosto 2018 - Un matrimonio Vip. Forse non instagrammabile ai livelli delle prossime nozze «Ferragnez» in Sicilia, ma la coppia è famosa abbastanza per un soprannome-crasi, certo più impegnata in senso civile. E si è sposata tre volte in tre giorni, quella buona per lo Stato a Palazzo Reale, celebrante la vicesindaco Anna Scavuzzo, con una lettera del sindaco Giuseppe Sala. Lui tra l’altro è nella moda: è lo stilista Angelo Cruciani, quarantenne urbinate creatore del marchio Yezael, indossato da popstar come i Maneskin, Fabrizio Moro e il rapper Ghali. Lui, invece, ha 39 anni e viene dalla Cina, ma è italiano dal 2006; difficile immaginare una biografia più eclettica di quella di Yang Shi, da lavapiatti a inviato delle Iene, traduttore (anche per il cda del Milan), attore per il cinema e il teatro. È laureato alla Bocconi e ha scritto un libro, «Cuore di seta», sulla sua storia di immigrato e gay.

Un attivista, come il suo compagno da nove anni e neomarito Cruciani: c’è lo stilista dietro ai flashmob che hanno reso indimenticabili gli ultimi Pride, folle oceaniche di Sì e tricolori-arcobaleno. «Quando abbiamo deciso di sposarci – spiega – il sindaco ci ha convocati per dirci che Milano ha bisogno di buoni esempi come il nostro». «Non è sempre facile esporre il proprio amore in pubblico e rendersi testimoni a favore dei diritti di tutti: voi lo fate e di certo rafforzerà un percorso civile che non deve mai considerarsi esaurito», ha scritto Sala agli sposi, che hanno celebrato il loro matrimonio con un rito sciamanico, una cerimonia buddhista nel tempio tibetano del Lama Gangchen vicino Verbania, e infine a Palazzo Reale, dove si sono presentati(loro e gli invitati) in maglietta con scritto «Yangelo», come in un flashmob. «Siamo commossi che sia stato riconosciuto il nostro impegno sociale», hanno sottolineato gli sposi, che alla benedizione del Lama Gangchen («Anche loro si vogliono aprire a unire persone dello stesso sesso») hanno aggiunto un’Ave Maria incisa dentro le fedi, «visto che l’unica cultura rimasta forzatamente lontana è quella cattolica». «Vorremmo dei figli – aggiungono – ma le condizioni per averli a livello civile non esistono, è importante continuare la battaglia per i diritti di chi vive in minoranza». «La strada è ancora lunga – sottolinea lo stilista –, anche in una cittadina aperta come Rimini ci guardano in modo strano quando camminiamo mano nella mano. Siamo fortunati a vivere a Milano perché è fatta di persone che contribuiscono a renderla una città aperta ai sogni».