Milano- “Sono contento di essere rimasto fino all'ultimo per testimoniare e denunciare dall'interno un sistema ormai allo sbando e che ora lascio senza alcun rimpianto, consapevole di avervi dato tutto me stesso; considero la 'censura’ che mi è stata inflitta come una medaglia, la certificazione della mia autonomia e indipendenza, innanzitutto verso l'interno, verso le 'sette’ che hanno cercato in ogni modo di distruggermi. Non ci sono riuscite”.
Lo scrive all'Ansa Cuno Tarfusser, il sostituto procuratore generale di Milano ora in aspettativa, che ha ricevuto la sanzione della censura dal Csm per aver gestito il fascicolo sulla riapertura della strage di Erba senza rispettare le procedure dell'ufficio. Tarfusser si era poi candidato alle Europee con Azione, partito che non ha raggiunto il quorum. “Dopo lo 'scandalo Palamara’, ecco lo 'scandalo Natoli” afferma Tarfusser che punta l'indice sulla circostanza di aver avuto come relatrice del suo caso, davanti alla sezione disciplinare del Csm, la consigliera laica del Csm Rosanna Natoli, avvocatessa indicata da FdI, dimessasi quando una registrazione sulla quale indaga la Procura di Roma ha fatto emergere che aveva incontrato privatamente una magistrata, Maria Fascetta Sivillo, condannata in primo grado a tre anni e mezzo a Catania, la quale voleva l'aiuto di Natoli per il suo procedimento disciplinare in corso .
"Non c'è pace”per il Csm, “l'organo di autocrazia della magistratura, gestito con rigore militare dalle quattro 'correnti’, o meglio, dalle quattro 'sette’, di cui si compone il potere giudiziario”, scrive Tarfusser. “Mentre nel dopo-Palamara continua imperterrito il vergognoso mercimonio, qualitativamente al ribasso, degli incarichi, viene alla luce anche il marciume della sezione disciplinare”, prosegue Tarfusser. “Ovviamente lo si sospettava. Perché mai, infatti, gli stessi signori e le stesse signore (si fa per dire) che distribuiscono uffici, prebende e privilegi agli 'amici’ e agli 'amici degli amici’ dovrebbero assumere una verginità quando dal distribuire passano al giudicare? Attraverso la registrazione di un colloquio privato tra un giudice disciplinare e un'incolpata, il sospetto è ora diventato certezza e l'indignazione massima”, scrive.
“Per me - prosegue Tarfusser - lo è ancora di più considerando che questa Natoli era la relatrice del mio procedimento disciplinare. Era colei che si sarebbe (il condizionale è d'obbligo) dovuta studiare il mio caso relazionando il collegio. Trovo di inaudita gravità essere stato giudicato e condannato alla 'censura’ da una persona, da una sezione disciplinare, che interpreta le norme e giudica in base all'appartenenza, o meno, ad una delle quattro sette e all'aiuto che si dà, o meno, agli amici e agli amici di amici”.
"E cosa fa la politica? Anziché ridurre da due terzi a un terzo i rappresentanti della magistratura” nel Csm, “unico modo per rendere finalmente innocue le quattro ‘sette’, addirittura le rafforza triplicando gli organismi di una sempre più perversa e invasiva gestione del potere giudiziario nella giurisdizione. Lo fa creando due Csm e un'Alta Corte disciplinare (perché mai Alta?) prevedendo in tutti e tre la maggioranza di due terzi di magistrati. Ovvero, dalla padella alla brace”, conclude Tarfusser.