NICOLA PALMA
Cronaca

Curva Sud come la Nord, i clan mafiosi dietro la tifoseria: Vottari e la scalata ai soldi di Lucci

Pregiudicato per omicidio e droga, esce dal carcere e riprende il progetto di conquistare il tifo milanista. “Ci penso da dodici anni”, spiega all’eminenza grigia ’Dutturicchiu’. Poi scatta la vendetta del ’Toro’

Luca Lucci e Christian Rosiello nella Curva Sud milanista

Domenico ’Mimmo‘ Vottari (foto sopra), Giuseppe Calabrò alias ’Dutturicchiu‘ (foto sotto). A destra, Luca Lucci e Christian Rosiello nella Curva Sud milanista

Una guerra tra esponenti di gruppi contrapposti che potevano contare sull’appoggio di personaggi legati alle ’ndrine. Una lotta per il potere a San Siro con i clan a coprire le spalle sia a chi voleva difendere la primazia sia a chi voleva ribaltare lo status quo per mettere le mani sulla “gallina dalle uova d’oro”. È questo lo scenario che emerge dall’indagine della Dda che ha portato al fermo di Daniele Cataldo per il tentato omicidio di Enzo Anghinelli, legato alla fazione che puntava a spodestare Luca Lucci dal trono della Sud milanista. È vero che, a differenza della Nord interista, non è stata contestata l’aggravante mafiosa nell’inchiesta madre “Doppia Curva”, ma è altrettanto vero che la Procura ha evidenziato che i contatti tra ultrà rossoneri e “ambienti della criminalità organizzata calabrese” danno comunque “l’idea di un progressivo avvicinamento tra delinquenza da stadio e ‘ndrangheta dagli sviluppi ad oggi non prevedibili”.

Il 13 aprile 2018, gli investigatori della Squadra mobile, guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia e dal funzionario Domenico Balsamo, intuiscono da una telefonata intercettata che Domenico ’Mimmo‘ Vottari, precedenti per omicidio, armi e stupefacenti, progetta di “acquisire, anche con l’uso della forza, la gestione di alcuni spazi della Curva Sud”. Vuole il primo anello blu, settore che si trova sotto quello di Lucci.

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Proprio quel pomeriggio, poco dopo le 18, Vottari incontra a Castellazzo di Bollate Giuseppe Calabrò alias ’Dutturicchiu‘, eminenza grigia che fonda “il suo peso criminale” sugli “stretti vincoli parentali con famiglie di ’ndrangheta degli Staccu di San Luca e dei Barbaro-Papalia di Platì”. “Il gruppo è mio, creato da me – esordisce Vottari, facendo riferimento ai Black Devil –. Il mondo del calcio... è vero o no! È una cosa a parte... Ci sono soldi a palate”. Poi aggiunge che le sue mire risalgono a 12 anni prima, ma che poi l’arresto e il carcere l’hanno costretto ad accantonarle.

Ora intende riprendersi quello che gli è stato sottratto da Lucci e da Giancarlo Lombardi ’Sandokan‘. Che ovviamente non sono d’accordo: “No no, noi il posto non glielo diamo a nessuno”, la frase che Vottari si sentirà ripetere da un “amico calabrese” che ha parlato con la controparte. La reazione del respinto è violenta, tanto che deve intervenire “il platiota Sarino”, che altri non è che Saverio Trimboli, legato a Lucci e descritto come “intraneo alla ’ndrina Barbaro-Papalia di Platì, cosca estremamente operativa in Lombardia”. Vottari non fa passi indietro: “Glielo abbiamo detto “La cosa la dobbiamo risolvere””, spiega a Calabrò, direttamente coinvolto nella questione. Per prima cosa, ’Dutturicchiu‘ cerca di capire chi sia Sarino per pesarne l’importanza: “Si è maritato una nipote... di Rocco Papalia... cioè una prima cugina di un nipote mio... che è Papalia... che poi questo... Rocco u Sparitu... era pure un nipote acquisito”. Vottari vuole rompere il “monopolio” e mettere le mani sullo stadio, “che è pane”, e sul suo indotto nero: biglietti, pullman per le trasferte, merchandising. Ha intenzioni bellicose, platioti permettendo: “Questo me lo mangio – riferito a Lucci –. Gli mando una squadra, già l’altra volta mi hanno detto “Mimmo, io vado e te lo prendo ora... hanno ’sto bar di Sesto San Giovanni... io te lo prendo, te lo ’torco‘, lo metto nel cofano e te lo porto qua da te”... Luca Lucci”.

Vottari ha già pensato a tutto, a cominciare dalle persone ’pulite‘ da usare come frontman. Quando il ’Toro‘ viene arrestato il 4 giugno 2018 in un’operazione antidroga, pregusta la svolta: “È il momento giusto, la situazione si è capovolta”. Mimmo e i suoi si muovono per stabilire un canale diretto con il club, ma a fine agosto, annotano i pm, “si apprendeva che la società Ac Milan aveva vietato, presumibilmente per ragioni di ordine pubblico, l’esposizione dello striscione e di qualsivoglia stendardo presso il settore occupato dalla compagine di Domenico Vottari”. Nelle settimane successive, Calabrò si eclissa. Il 9 novembre, una bomba carta deflagra davanti al lounge bar di Vottari a Solaro. E poi parte la serie di intimidazioni ad Anghinelli che porteranno all’agguato di via Cadore. “Quando c’era qualcuno che voleva fare un attimo lo scemo nella Curva del Milan – commenterà due anni dopo Pino Caminiti – l’han seccato! È vivo ma è come un vegetale”. Fine della corsa.