Milano – Ore 21.14 dell’11 gennaio 2020, Inter-Atalanta è iniziata da circa mezz’ora. Gli investigatori della Digos registrano una conversazione tra l’allora delegato alla sicurezza nerazzurro e Renato Bosetti, storico leader del gruppo ultrà Old Fans nonché delegato dal capo curva dell’epoca Vittorio Boiocchi a gestire il bagarinaggio della Nord: “Allora... i tuoi al primo anello verde... è palese il fatto che son tutti seduti, sia sulle scale che sui seggiolini... sono tutti in piedi e non va bene... te l’avevo detto...”, dice allarmato il primo. “Devono levarsi dalla scala?”, chiede il secondo. “Eh, devono levarsi dalla scala... ognuno di loro deve avere il posto a sedere... sennò mi crea problemi... sennò diventa un problema, Renato”.
Bosetti esegue subito. Chiama il suo uomo di fiducia sugli spalti e gli ordina: “Devo liberare assolutamente la scala, ma deve essere libera la scala, si devono mettere anche in due ma sui seggiolini, dalla parte dei seggiolini, ok?”. Questo dialogo, captato in uno dei filoni di indagine poi confluiti nella maxi inchiesta sulle curve che lunedì ha smantellato i direttivi del tifo organizzato rossonerazzurro, “dimostra – deducono gli agenti – come il B. sia a conoscenza del fatto che la curva introduca allo stadio un numero così ingente di tifosi da far loro occupare le scale di servizio, nonché di ostruire i boccaporti di uscita”. È uno dei tanti esempi, messi in fila dagli investigatori coordinati dai pm Sara Ombra e Paolo Storari, che rimanda l’immagine di un Meazza colabrodo durante le partite casalinghe di entrambe le squadre, visto che la situazione era sostanzialmente identica quando in casa giocava il Milan. Un esempio di come le società, la tesi degli inquirenti, non fossero in grado di gestire correttamente lo stadio, con tutto quel che ne poteva conseguire “sulla sicurezza e sulla pubblica incolumità in un settore occupato da un numero di spettatori maggiori della relativa capienza”.
I metodi per far entrare persone senza titolo erano tanti. Uno su tutti si basava sulla complicità degli steward, spesso estorta con metodi violenti: un uomo della curva si piazzava di fianco a lui o nelle immediate vicinanze e gli indicava di volta in volta gli spettatori da far entrare. Spettatori che quasi sempre avevano sì un biglietto, ma non acquistato dai canali regolari ma comprato a prezzi maggiorati dai referenti delle curve (che fossero singoli tagliandi o tessere di abbonamento che gli ultrà non usavano perché entravano in gruppo direttamente dai cancelli con la scusa di dover allestire le coreografie). I leader della Nord battevano cassa anche per le trasferte, riuscendo sempre a ottenerne un numero cospicuo e arrivando a costringere funzionari del club (come nel caso di una gara a Lecce dell’inizio del 2020) a ipotizzare di pubblicizzare la vendita “senza informare di ciò gli Inter Club allo scopo di favorire il più possibile la curva”. Quando gli è stato chiesto di quella scelta, l’allora addetto ai rapporti con la tifoseria ha spiegato: “Si è sempre preferito che avessero i biglietti per renderli più controllabili, piuttosto che averli fuori dagli stadi dove potrebbero creare problemi di ordine pubblico, che a cascata si riverserebbero negativamente sugli altri tifosi con la chiusura del settore ospiti e sulla società Inter con sanzioni di vario genere”.
Un altro caso significativo, e che per i magistrati ha evidenziato una sorta di “servilismo” da parte di un funzionario dell’Inter nei confronti del frontman Marco Ferdico, va in scena nel 2023: dopo l’omicidio di Boiocchi, il comando è passato ad Andrea Beretta e ad Antonio Bellocco, esponente dell’omonima famiglia di ’ndrangheta della piana di Gioia Tauro. Il traumatico cambio della guardia ha estromesso il gruppo degli Irriducibili, costretto a migrare al secondo anello blu. A quel punto, si apre una questione: a chi toccano le 73 tessere con diritto di prelazione della compagine legata agli Hammerskin? Ferdico li rivendica per sé e dice al suo interlocutore di “fare i tuoi passaggi interni” per far sì che quegli abbonamenti non vengano messi sul mercato. Quando l’uomo del club spiega che quei 73 sono esclusi dalla quota dei 300 di cui già dispongono, Ferdico lo corregge: 16 rientrano in quel conto. E gli altri 57? Il capo ultrà pretende che una grossa fetta vada comunque a loro per soddisfare le esigenze del nuovo gruppo Brigate nerazzurre.