di Nicola Palma
"Ho 33 anni e faccio il custode in piazza del Duomo a Milano, mi occupo di pulizie, consegna posta, pacchi e giro sacchi. Mi occupo anche di pulizia di piccoli o grossi uffici a Milano e hinterland". Così Simon Bertolasi si presenta ai suoi contatti su Linkedin. Una faccia della medaglia: quella da portinaio di uno degli stabili più prestigiosi del centro, quel Palazzo Carminati di ottocentesca costruzione che negli anni Ottanta divenne il simbolo della Milano da bere con le sue iconiche luminarie pubblicitarie.
La seconda vita del pregiudicato trentatreenne – già ammanettato nel 2011 per una rapina in banca nel Lecchese e nel 2012 a Casarile con 90 grammi di cocaina – l’hanno svelata lunedì pomeriggio i poliziotti della Squadra mobile, che lo hanno arrestato per spaccio, sequestrandogli 19 grammi di cocaina e 600 euro. L’indagine-lampo degli specialisti della sezione "Contrasto al crimine diffuso", coordinati dal dirigente Marco Calì e dal funzionario Michele Scarola, nasce, come spesso capita in questi casi, da un’informazione intercettata sul territorio: la dritta sostiene che un tale Simon, il custode di piazza Duomo 17, alto circa 1,85 metri e con diversi riconoscibili tatuaggi sulle braccia e in altre parti del corpo, smercia dosi di coca al dettaglio tra pomeriggio e sera. In effetti, i primi appostamenti confermano che in portineria c’è un uomo che corrisponde alla descrizione: cappellino con visiera arancione, maglietta nera e pantaloncini beige.
A un certo punto, però, gli investigatori in borghese si accorgono che Bertolasi ha preso in mano lo smartphone per scattare alcune foto proprio nella loro direzione. Poi il trentatreenne esce in strada, guarda con insistenza i poliziotti e rientra nell’androne a passo svelto. Gli agenti capiscono di essere stati scoperti e lo seguono di corsa: si qualificano con il tesserino di riconoscimento e lo informano che effettueranno una perquisizione. I controlli, con l’ausilio delle unità cinofile dell’Upg, si concentrano sulla portineria e su un appartamento del quarto piano ammezzato con cucina, bagno e camera da letto: è proprio nel gabbiotto del custode che gli investigatori di via Fatebenefratelli scovano un involucro di cellophane con i 19 grammi di cocaina, nascosto in una scatola di lampadine; altre bustine vuote dello stesso materiale vengono sequestrate.
Non basta: nel borsello in similpelle nera, sempre in portineria, vengono trovati 600 euro in banconote da 20 e 50, ritenuti il ricavato dell’attività di spaccio. Scattano le manette, d’intesa con il pm di turno Francesca Crupi, e il trasferimento nelle camere di sicurezza della Questura, in vista della direttissima che si è tenuta ieri mattina: l’arresto è stato convalidato dal giudice.