Il futuro possibile del vecchio ospedale Serbelloni? Un complesso termale, già battezzato Architerme, in contesto storico e a due passi dal naviglio Martesana. O un centro di ricerca medica avanzato, nel rispetto di quella che fu, ed è, la vocazione dello storico edificio ottocentesco. Una struttura per il benessere della persona e l’assistenza multietà. O ancora, una struttura-palcoscenico per il protagonismo giovanile, con balconate interne e arredi multicolore. Carte, planimetrie, rendering, ipotesi di costo. Tutto tracciato, tutto scritto. Una carrellata affascinante di ipotesi e sogni. E un appello corale: "Il grande vecchio aspetta. Si trovino i fondi".
Sono stati esposti nella cappella dell’antico “ospitale” del Moraglia gli elaborati realizzati a gruppi da una quarantina di studenti del laboratorio per la Conservazione delle architetture complesse dell’Auic (scuola di Architettura, Urbanistica e Ingegneria delle Costruzioni) del Politecnico di Milano, nell’ambito di una partnership con il comune, con Asst Melegnano Martesana e con la partecipazione dell’associazione culturale Concordiola, da anni nume tutelare dell’edificio. Alla mostra un gruppo degli studenti progettisti, i docenti Maria Cristina Giambruno e Franco Guzzetti, sindaca e Amministrazione, la direttrice di presidio Daniela Invernizzi, storici e esponenti di associazioni, tanti cittadini. Innamorati del "grande vecchio" a rischio rovina. L’ospedale che fu voluto dal Serbelloni e finanziato con lascito di benefattori, esempio rivoluzionario, per l’epoca, di architettura sanitaria sposata alle linee e all’appeal dei palazzi nobiliari milanesi. "Un grande, maestoso vecchio addormentato - così l’assessore all’Educazione Mariacristina Gioia - che continua a parlarci e chiede ascolto".
Creatività giovane e lavoro rigoroso dietro gli elaborati dei ragazzi freschi di laurea triennale. "Prima di progettare - così Antonio Perrone, a Gorgonzola con i compagni Ipek Yazir e Angelica Benotti - abbiamo ricevuto solide basi dai nostri docenti. Abbiamo conosciuto l’edificio e la sua storia; ma prima ancora acquisito un modo di osservare". E poi, la passione. "Siamo giovani. Ci piace fare qualche cosa di più, mostrare altro, magari eccedere. In questi lavori abbiamo messo la nostra fantasia. Noi, per esempio, abbiamo pensato alle terme: sono un luogo deputato al benessere. In una zona che con l’acqua ha molto a che fare". Filo rosso di tavola in tavola: la conservazione, il rispetto. "Ragazzi eccellenti", così la docente Giambruno.