MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Da Milano al Nord Uganda: "Aiutiamo l’ospedale Lacor. È un’oasi di speranza"

Ogni anno accoglie e cura 200mila persone ed è anche un polo universitario. L’impegno della Fondazione Piero e Lucille Corti portato avanti dalla figlia.

Ogni anno accoglie e cura 200mila persone ed è anche un polo universitario. L’impegno della Fondazione Piero e Lucille Corti portato avanti dalla figlia.

Ogni anno accoglie e cura 200mila persone ed è anche un polo universitario. L’impegno della Fondazione Piero e Lucille Corti portato avanti dalla figlia.

di Marianna Vazzana

MILANO

La missione è la stessa da più di 65 anni: offrire le migliori cure possibili al maggior numero di persone e al minor costo, garantendo assistenza medica gratuita ai più vulnerabili. Un miracolo che al St. Mary’s Hospital Lacor a Gulu, nel nord Uganda, continua a rinnovarsi ogni giorno grazie ai sostenitori, in primis la Fondazione Piero e Lucille Corti - Ets di base a Milano, in piazza Velasca. A tenerne le redini è Dominique Corti, figlia di Piero e Lucille (scomparsi) che prosegue il cammino sulle orme lasciate dai genitori. I coniugi – che erano un pediatra, lui, e un chirurgo, lei – hanno avuto in affidamento l’ospedale dai missionari Comboniani nel 1961. Allora la struttura era un piccolo presidio sanitario nato due anni prima. E oggi il Lacor è uno dei maggiori ospedali non a scopo di lucro dell’Africa Equatoriale: quotidianamente offre cure specialistiche in medicina, chirurgia, pediatria e ostetricia-ginecologia. Dispone di 554 letti di cui 72 nei 3 Centri sanitari periferici, situati in un raggio di 40 chilometri dall’ospedale. Mediamente, ogni giorno sono presenti in ospedale 500 pazienti ricoverati e altrettanti vengono visitati negli ambulatori. Ogni anno l’ospedale accoglie e cura circa 200mila persone. Dal 1988 a oggi sono passati oltre 5,8 milioni di pazienti. Per i 30 anni della fondazione, nel 2023, Dominique Corti ha ricevuto l’Ambrogino d’Oro - Attestato di civica benemerenza.

Qual è il compito della Fondazione che guida?

"Questa fondazione è nata nel 1993 per volontà dei miei genitori e oggi è la principale sostenitrice dell’ospedale. Attraverso la ricerca costante di fondi, di beni e di competenze, garantisce un imprescindibile sostegno economico e tecnico che permette all’ospedale di concentrarsi sulle priorità locali e di mantenere la continuità dei servizi offerti. L’attività di Fondazione Corti è possibile solo grazie alla solidarietà e alla generosità dei donatori italiani ed esteri: privati cittadini, famiglie, medici, gruppi di amici, aziende e fondazioni erogative".

Quali sono le priorità, adesso?

"Ci concentriamo sul mantenimento dei servizi offerti, che sono molteplici. Noi raccogliamo “fondi liberi“, cioè chiediamo contributi economici da destinare a ciò che serve, di volta in volta, a seconda delle esigenze dell’ospedale (con garanzie, cioè l’ospedale dimostra sempre di curare chi non può permettersi di pagare e c’è un bilancio sociale pubblico, trasparente). Preferiamo, ad esempio, che non ci vengano donati macchinari, sia perché magari ne abbiamo già a disposizione di quel tipo e sia perché spesso ci costa molto di più trasportarli, metterli in funzione e garantire la manutenzione – anche perché mancano figure come quelle degli ingegneri biomedicali – più di tutto il resto".

Quali sono le possibilità economiche delle famiglie e quanto è grave l’emergenza sanitaria?

"Il 56% ha un reddito bassissimo e vive sotto la soglia di povertà con 1,5 euro al giorno. Il tasso di mortalità infantile è altissimo: 48 bambini su mille non arrivano ai 5 anni a causa di malaria, polmonite, diarrea, malnutrizione. In Italia sono 3,2. L’emergenza sanitaria è grave, soprattutto nel Nord. Ci sono 1,7 medici ogni 10mila abitanti e 13 ostetriche ogni 10mila mamme".

Vi occupate anche di formazione?

"Sì. Oggi nelle scuole del Lacor studiano circa 600 giovani. L’ospedale è anche polo universitario della Facoltà di medicina di Gulu: contribuisce così a formare il futuro personale sanitario del Paese. Il sogno di passare il testimone alla popolazione locale è divenuto realtà nel 2008, anno in cui sono diventati direttori tre medici ugandesi".

Com’è la situazione, oggi, in Uganda?

"Io la visito 2 o 3 volte l’anno. L’ospedale ha vissuto momenti terribili negli anni, in mezzo alla guerra: da una parte i ribelli e dall’altra i soldati governativi. Questo dopo il 1986, con la presa del potere da parte del Presidente Yoweri Museveni, tuttora in carica. Oggi c’è la pace ma la popolazione sta ancora pagando le conseguenze, perché 2 milioni di persone vivono in condizioni disperate. L’ospedale è un’ancora di salvezza, l’unica possibilità di sopravvivere per migliaia di persone.

Per donare: informazioni su www.fondazionecorti.it.