L’inaugurazione dell’appartamento di via Marconi 15 è servita anche per presentare i nuovi inquilini al resto del caseggiato di UniAbita. "Vedevo questi ragazzi, ma non sapevo niente di questo progetto", racconta infatti uno degli anziani abitanti dello stabile a pochi passi dal centro storico. Già tre ragazzi vivono nell’appartamento al terzo piano, che presto ne accoglierà un quarto.
Siad arriva da Mogadiscio, la capitale della Somalia. "Sono stato prima al centro di accoglienza di Bresso. Un’ora fa ho finito di lavorare e sono venuto direttamente a questa inaugurazione – racconta –. Spero un giorno di trasferirmi in un monolocale da solo. Mi stanno aiutando, perché per tutti è difficile. Sono qui da due mesi e faccio anche l’arbitro di calcio nel weekend". Nell’appartamento i tre ragazzi convivono. "Chi cucina? Chi ha tempo, un po’ a turno". Si studia l’italiano e non solo. Nella libreria tra l’ingresso e la sala, infatti, ci sono anche tre manuali per la patente. "Stiamo preparando tutti l’esame di teoria". È uno dei primi scogli che la onlus aiuta a superare per dare indipendenza ai rifugiati. E talvolta proprio dalla patente possono nascere occasioni di lavoro. Come per Dramane, ex ospite uscito da una casa di Bresso 10 anni fa. "Sono rimasto in Italia. Sono arrivato dal Mali 14 anni fa. Ho studiato con i volontari di Dona un sorriso. Ho trovato un lavoro con loro. Ora sto andando avanti per la mia strada. Sono sposato con figli e faccio l’autista in giro per l’Italia e l’Europa. Ringrazio tanto l’associazione". Dramane non ha conseguito solo la patente B, come la onlus cerca di far fare a tutti ospiti, ma anche quella dei tir. "È così bravo che guida in tutto il continente ed è stato scelto anche per trasporti eccezionali, ad esempio per portare auto di Formula Uno a un Gran Premio". Inclusione linguistica, autonomia nell’abitare, indipendenza economica con un lavoro e inserimento nella società sono gli obiettivi per tutti i rifugiati che, come Adam, hanno una storia di arrivo diventata ormai consuetudine. "Sono venuto dalla Libia con un barcone. Sono sbarcato a Lampedusa e rimasto un po’ in Sicilia. Poi sono stato a Sesto un anno. Quando quel progetto di accoglienza è stato chiuso, attraverso una volontaria e la Caritas ambrosiana ho conosciuto l’associazione che mi ha sostenuto. Ho anche iniziato una scuola di italiano". La.La.