THOMAS FOX
Cronaca

Da un garage allo spazio. Sulle “stazioni di terra“. Leaf Space è lanciatissima

La società fondata nel 2014 al Politecnico è la numero due al mondo. Il team è composto da 55 persone di otto nazionalità, l’età media è 30 anni.

La società fondata nel 2014 al Politecnico è la numero due al mondo. Il team è composto da 55 persone di otto nazionalità, l’età media è 30 anni.

La società fondata nel 2014 al Politecnico è la numero due al mondo. Il team è composto da 55 persone di otto nazionalità, l’età media è 30 anni.

"Ogni anno vengono lanciati in orbita migliaia di satelliti, ma la maggior parte degli operatori ha bisogno di un sistema semplice ed efficiente per scaricare a terra i dati acquisiti", spiega Cristina Zanchi, amministratore delegato di Leaf Space. Ed è proprio qui che entra in gioco la “scale-up“, fondata nel 2014 al Politecnico di Milano e oggi tra i leader nel settore. Con un software di controllo sviluppato dall’azienda e una rete globale di 31 stazioni di terra, interamente di proprietà, Leaf Space offre ai clienti un accesso sicuro ai dati in orbita e un trasferimento veloce e affidabile. In genere si tratta di immagini del pianeta, che gli operatori utilizzano o vendono ad altre società che vogliono ad esempio prevenire disastri ambientali o monitorare le navi in giro per il mondo.

"La società nasce dall’idea di cinque laureandi in ingegneria aerospaziale - racconta Zanchi, 56 anni, da poco al vertice di Leaf Space dopo le esperienze nel settore delle telecomunicazioni –. Due di loro sono ancora in azienda: Giovanni Pandolfi Bortoletto e Jonata Puglia, che si occupano rispettivamente del prodotto e della crescita di Leaf Space. All’inizio sognavano di sviluppare un lanciatore di nanosatelliti, poi decisero di dedicarsi a un altro segmento della space economy".

Nel McDonald’s del Duomo svilupparono l’idea, in un garage di Milano costruirono il prodotto. Nel 2016 attivarono le prime antenne in Italia e all’estero, nel 2017 acquisirono il primo cliente, nel 2020 si espansero fuori dall’Europa, in Nuova Zelanda. Nel 2021 aprirono una filiale americana e nel 2024 inaugurarono in Cile il primo “teleporto“. "Operiamo in un contesto di crescita – continua il ceo –. Le proiezioni al 2030 indicano un incremento del valore della space economy di oltre mille miliardi di dollari. Basti pensare che nel 2014 vennero lanciati in orbita 280 satelliti, mentre nel 2023 sono stati 2.860".

Leaf Space si inserisce in questo mercato con un prodotto innovativo: "Il nostro fiore all’occhiello è la latenza molto bassa – osserva Zanchi –. Il segnale proveniente dal satellite, una volta catturato dall’antenna, arriva velocemente al cliente". Per utilizzare il servizio bisogna compilare un modulo online: il prezzo varia in funzione della personalizzazione della missione. A oltre dieci anni dalla fondazione, Leaf Space è cresciuta molto: "Siamo il numero due al mondo – spiega il ceo –. Ma il principale competitor, la norvegese Ksat, è nato quarant’anni fa e ha dimensioni inarrivabili. Ad oggi gestiamo 120 satelliti e circa 90 clienti, tra cui D-Orbit e Ast SpaceMobile: il 50% della nostra clientela si trova negli Stati Uniti, il 40% in Europa".

E a fine 2024 Leaf Space ha chiuso una collaborazione con l’agenzia spaziale indiana, supportando il lancio di alcuni satelliti. Quanto ai dipendenti, il team è composto da 55 persone di otto nazionalità, con un’età media di circa 30 anni: "La maggior parte lavora in Italia, nella sede di Lomazzo, in provincia di Como, altri sono nella filiale americana".

Quanto al futuro, Leaf Space vuole consolidare la sua posizione di leader, esplorare partnership strategiche e perfezionare il prodotto, migliorando l’esperienza del cliente e riducendo la latenza. "La parola chiave è “crescita“ – sottolinea Zanchi –. Dobbiamo espanderci nel mondo, coprendo le regioni che non sono servite ottimamente, soprattutto Asia-Pacifico e Sud America: entro fine 2025 arriveremo a 41 stazioni. E dobbiamo acquisire nuovi clienti, attaccando un segmento su cui abbiamo lavorato poco, quello degli enti governativi, guardando pure alla Nasa. Ma dobbiamo ritagliarci un ruolo anche in una possibile collaborazione tra Starlink e l’Italia: abbiamo tutte le competenze per farlo".