Milano, 26 ottobre 2020 - «Distruzione della scuola: traguardo raggiunto", si leggeva sullo striscione illuminato da un fumogeno, impalcatura con vista sull’arrivo di un Giro d’Italia posticipato ma non abbastanza veloce da schivare la seconda ondata della pandemia. E la rabbia degli studenti delle superiori che da oggi, soprattutto in Lombardia, tornano quasi completamente in didattica a distanza. Il coordinamento studentesco Azadî ieri ha organizzato un flashmob vicino al traguardo dell’ultima tappa in del Giro in Duomo, un altro striscione è una promessa :"Attaccate la scuola. Aspettatevi la rivincita".
I manifestanti spiegano che anche "noi studenti e studentesse in questi mesi abbiamo vissuto una corsa contro il tempo per proporre e costruire una scuola nuova, diversa, inedita". Che "già a marzo abbiamo toccato con mano le gigantesche problematicità della Dad e siamo stati i primi a raccogliere e consegnare dispositivi per le famiglie che non riuscivano a garantire il collegamento ai propri figli. Servivano nuovi spazi, assunzioni, stabilizzazione dei precari, figure sanitarie, un piano di rientro omogeneo a livello nazionale. Serviva una scelta politica coraggiosa ma necessaria: investire nella scuola. Invece la cultura viene messa in fondo alla lista delle priorità - scrive il collettivo -. Ma non staremo fermi a guardare: questo è l’inizio di un percorso di denuncia nei confronti di ogni responsabile politico e non solo. Ci troverete sui tetti, nelle strade, nelle vostre sedi, nei vostri uffici".
Dall’elenco non poteva mancare la Regione, che con quattro giorni d’anticipo aveva disposto la Dad alle superiori da domani per ordinanza e proprio ieri partiva con una campagna choc (con messaggi tipo: "Indossare la mascherina o indossare il respiratore?") rivolta a tutti i lombardi. Intanto la Rete Studenti Milano manifestava sotto Palazzo Lombardia: "Ancora una volta 8 milioni di studenti e 800 mila lavoratori della scuola sono stati dimenticati dal Governo - attaccano i rappresentanti della Rete - che ha attribuito l’impennata di contagi alla frequentazione degli istituti quando è ben chiaro che dietro c’è un’incapacità nell’organizzazione pubblica e della sanità; si è preferito lasciare i ragazzi e le ragazze a casa nella inefficiente, alienante e classista didattica a distanza anziché elaborare un piano delle corse e spostamenti sui mezzi pubblici.
Inoltre - aggiungono i manifestanti - il susseguirsi di disposizioni sempre più confusionarie ha comportato l’incapacità delle scuole di coordinarsi con l’Ats per arginare e gestire le eventuali situazioni di contagio nelle classi, lasciandone moltissime frammentate e provocando grosse lacune nell’istruzione. Siamo stufi che la nostra voce venga sempre messa in sordina, che il nostro futuro e il nostro apprendimento venga compromesso".