MONICA AUTUNNO
Cronaca

Dal colera al Covid, una storia lunga 200 anni

L’ospedale Zappatoni raccontato da Vincenzo Sala: dal lascito del benefattore Anastasio a punto di riferimento dell’est milanese

di Monica Autunno

Il primo lascito del benefattore Anastasio Zappatoni, l’attenta opera del notabile Perrucchetti, la generosità di tanti: compie duecento anni l’ospedale Zappatoni, "una delle istituzioni maggiormente benemerite dell’Adda Milanese". Una cronistoria-omaggio di Vincenzo Sala, scrittore e storico vapriese, a onorare il compleanno del nosocomio, in un’estate ancora all’insegna della lotta alla pandemia. Del resto, lo Zappatoni, quasi due secoli fa, vinceva già le sue battaglie: "Cassano - ricorda lo storico - aveva maturato a inizio Ottocento fama lombarda nella cura della sciatica, grazie alla curatrice Orsola De Vecchi. L’orefice Zappatoni affiancò a questa eccellenza un vero e proprio ospedale. E nel 1836 la struttura sanitaria lungo la Muzza avrebbe costituito un efficiente presidio nella lotta all’epidemia di colera deflagrata agli inizi di quell’estate". Un po’ di storia, dunque. La fondazione, inizia Sala, si deve al milanese Anastasio Zappatoni, "un orafo e gioielliere con bottega sulla contrada cittadina degli Orefici, che però aveva acquistato in Cassano una casa civile con giardino e dei fondi agricoli. Nei primi mesi della Restaurazione, era il 1814, l’artigiano e possidente, che non aveva figli, aveva modificato il suo primo testamento, disponendo il lascito di ogni suo avere in Cassano a favore dell’istituzione di un ospedale per i poveri".

L’excursus benefico sarebbe stato poi garantito dall’amicizia del benefattore con il notabile cassanese Giuseppe Perrucchetti. Fu lui "a seguire le pratiche necessarie alla messa in opera del lascito dell’amico. E a curare la ristrutturazione del palazzo ex Caleppi sulla ripa della Muzza, che Zappatoni aveva scelto quale nosocomio: il palazzo settecentesco a tre piani ancora oggi al civico 25 di via Verdi". L’inaugurazione ufficiale dell’Ospedale di Santa Maria dei Poveri di Cassano d’Adda fu nel giugno 1821. "I primi ad operarvi - dice ancora lo storico - furono due infermieri, Luigi Galbiati e Colomba Salario, un custode, una cuciniera-lavandaia e un impiegato. Nel frattempo, nuovi “legati” a favore dell’ospedale giungevano dai possidenti cassanesi Carlo Pairana e Pietro Bianchi. Seguirono i lasciti Villa, Manzoni, Galleani e Parma". Solo a fine Ottocento la decisione dell’amministrazione di co-finanziare una nuova sede sul fondo agricolo detto di San Dionigi. L’inaugurazione fu il 1 settembre 1891. Quella delle fondazioni ospedaliere dell’est milanese è storia lunga, che affonda le radici nei secoli bui dell’epoca comunale e viscontea. "Già alla data dell’unificazione la zona poteva fare conto su ben quattro ospedali: l’ex convento carmelitano di Santa Maria delle Stelle a Melzo era divenuto ospedale nel 1770; seguirono le istituzioni ospedaliere patrocinate dallo Zappatoni a Cassano nel 1821, dai Crotta-Oltrocchi a Vaprio nel 1848 e dai duchi Serbelloni a Gorgonzola nel 1862".