MARIANNA VAZZANA
MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Dal Sudamerica all’Italia. Costrette a prostituirsi: "Tu sei venuta qua. E adesso ci devi pagare"

Quattro arrestati, tra cui due sorelle. Vittime 7 giovani di Colombia e Perù. La banda chiedeva 550 euro a settimana. E una 25enne ha denunciato.

Quattro arrestati, tra cui due sorelle. Vittime 7 giovani di Colombia e Perù. La banda chiedeva 550 euro a settimana. E una 25enne ha denunciato.

Quattro arrestati, tra cui due sorelle. Vittime 7 giovani di Colombia e Perù. La banda chiedeva 550 euro a settimana. E una 25enne ha denunciato.

di Marianna Vazzana

"S. era più comprensiva, mi diceva di osservare per imparare a lavorare, diceva che L. non ha pazienza ma che l’importante era lavorare per essere puntuale nei pagamenti dell’affitto". Cifre esorbitanti: tanto per cominciare, 3.500 euro per restituire i soldi del viaggio dal Sudamerica all’Italia, a cui se ne aggiungevano 350 a settimana per il posto letto e 200 per gli annunci che venivano pubblicati sui siti d’incontri. Così il sogno di ragazze tra i 20 e i 30 anni, che dal Perù e dalla Colombia partivano per Milano con la promessa di un lavoro regolare e di una casa, si infrangeva quando venivano costrette a prostituirsi versando ai loro sfruttatori soldi che non bastavano mai. Debiti che si accumulavano e che i loro aguzzini utilizzavano come pretesto per tenerle soggiogate. In due anni – la finestra di tempo in cui si sono concentrate le indagini della Squadra Mobile – nella trappola della banda sarebbero finite 7 giovani donne. Questo è il quadro emerso, che ha portato ieri all’esecuzione di 4 misure di custodia cautelare in carcere eseguite dalla polizia di Stato, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano - Direzione Distrettuale Antimafia - nei confronti di S.M.C. e L.M.C., due sorelle peruviane di 36 e 24 anni residenti a Milano, V.L.V., un italo-peruviano di 57 anni, e P.F., un italiano di 67, tutti gravemente indiziati di far parte di un sodalizio dedito alla tratta di esseri umani e allo sfruttamento della prostituzione, attivo all’ombra della Madonnina. In una conversazione intercettata tra due sfruttatori, una delle due sorelle riferisce a un sodale di un dialogo avuto con una delle ragazze: "Le ho detto “sarebbe ingiusto arrabbiarmi con te, perché ti capisco, pagare un appartamento 750 euro alla settimana, figurati, da dove li prendi?“". Le tariffe per le singole prestazioni, in base a quanto appurato, variavano dai 20 euro fino ai 70. Un incubo, interrotto grazie a una venticinquenne peruviana che ha denunciato tutto. La ragazza si trovava in una condizione di fragilità nel suo Paese e voleva cambiare vita. Le era stato promesso che a Milano avrebbe accudito un anziano ma poi si è ritrovata nella rete: costretta a prostituirsi e controllata. A un certo punto sarebbe riuscita a fuggire ma "da quel momento sono iniziate le minacce, messaggi, chiamate da numeri sconosciuti, foto di armi, dicendo cose sulla famiglia. “Tu sei venuta qua, devi pagare“". La ragazza temeva anche per i suoi cari in Perù, ai quali, le era stato detto, è stato recapitato un proiettile. Così a settembre del 2023 si è rivolta alle autorità facendo scattare le indagini, portate avanti dagli agenti della II sezione della Squadra Mobile della Questura di Milano coordinati dal dirigente Alfonso Iadevaia e dal funzionario Stefano Veronese.

Gli indagati, in base a quanto emerso, oltre a predisporre e dotare le ragazze di tutta la documentazione utile (come lettera d’invito/garanzia per entrare in spazio Schengen e assicurazione sanitaria), fornivano loro appartamenti in cui prostituirsi nelle zone di Farini e Bovisa; telefoni e utenze per contrattare le prestazioni sessuali, pubblicazioni e inserzioni su siti dedicati. Le ragazze venivano anche istruite su cosa fare. Non solo: il gruppo monitorava l’attività delle vittime, intervenendo, per esempio, in caso di difficoltà con clienti molesti. Ieri, negli appartamenti passati al setaccio, sono stati sequestrati oggetti sessuali e 20mila euro in contanti.