M4 è finita. Anzi no. In superificie sono tuttora aperti più cantieri: ad oggi posso contare De Amicis, San Vittore, Coni Zugna Parco Solari, California, via Foppa, Tolstoj e il manufatto Ronchetto. Dicono che saranno chiusi a fine anno. Da oggi, quindi, la Blu funzionerà sotto e non importa se in superficie bisognerà entrare, magari da un punto solo, nella cornice di disordine e sporco, perché un cantiere é un cantiere. Il ritardo sulla fine dell’opera è di due anni e mezzo, come risulta dai cartelli gialli sopravvissuti e sparsi lungo il percorso. Del progetto si parla dal 1997: quasi 30 anni per una metropolitana.
Eppure questa opera lascia una lezione: ha evidenziato quanto sia utile il dialogo fra le istituzioni e i cittadini, con la società civile che deve poter esprimere il proprio pensiero non solo in segno di dissenso ma anche in modo costruttivo, proponendo soluzioni. La storia della M4 è un esempio della forza, dell’utilità e della capacità di organizzazione della società civile, premiate dalla disponibilità all’ascolto dell’amministrazione comunale. Bisogna tornare a settembre 2013 quando i residenti si accorsero che intorno al parco Solari alcuni tecnici prendevano misure per quella che sarebbe stata una stazione della M4. Subito passaparola e, dopo un’affollata riunione al parco, alla presenza di numerosi consiglieri comunali, nei primi mesi del 2014 era già costituito il Comitato Foppa Dezza Solari, alla guida del quale furono eletti esperti della società civile. Presto si ottennero mitigazioni e si salvarono decine di alberi, ma preoccupava la terra scavata da San Babila fino a via Foppa e al Parco Solari: 830.000 tonnellate di smarino destinate al deposito in via Dezza per poi essere portate con i camion oltre San Cristoforo per 2 anni, al ritmo di un camion ogni 10 minuti. Un disastro per il traffico e la salute dei cittadini.
Il Comitato studiò una variante e la illustrò il 6 gennaio 2015. Onore al merito, alcuni consiglieri comunali di maggioranza, pungolati da consiglieri di opposizione, votarono per la nostra idea. L’allora assessore alla Mobilità, Pierfrancesco Maran, ci comunicò che riconosceva che il progetto era impattante e che avrebbero seguito la nostra proposta: trasportare la terra con nastri trasportatori nel sottosuolo. Addio ai camion. A pesare anche il ricorso al Tar, che ritirammo una volta ottenuto più di quanto chiesto. Intanto si apriva il dialogo con gli abitanti di altre aree del percorso della metro: l’Associazione Commercianti di Lorenteggio, il Comitato San Vittore-Carducci-Sant’Ambrogio, il Comitato M4 Attenzione, i residenti di De Amicis e Vetra. Tutti impegnati a mitigare problemi che il progetto non aveva considerato: i passi carrai intrappolati in via Foppa o in Lorenteggio, l’oratorio di San Protaso che sarebbe stato asfaltato, i Torrini per il ricambio d’aria collocati sotto le finestre delle case. Quanto lavoro! Per lo più andato a buon fine.
*Comitato Dezza Foppa Solari