Milano, 30 maggio 2024 – Le condanne, inflitte ieri dalla Corte d’Assise di Milano, sono pesanti, anche se inferiori rispetto alle pene fino a 25 anni di reclusione chieste dalla Procura. Sedici anni e 8 mesi di carcere per Davide M., 11 anni e mezzo per il fratello Marco e altrettanti per il terzo imputato, Dario S.
Trentenni incensurati, con un lavoro nel settore della ristorazione, che si improvvisarono rapitori, in trasferta dal cuore della Sardegna a Milano. Una azione sgangherata, fulminea e rocambolesca che ha avuto vita breve, perché il blitz dei carabinieri in un b&b in via Magolfa, ad aprile dell’anno scorso, portò alla liberazione degli ostaggi e all’arresto dei rapitori, attualmente ai domiciliari con il permesso di uscire di casa per lavorare.
L’anno scorso avevano subito una truffa legata a giri di Rolex e criptovalute da parte di una famiglia milanese, già nota alle forze dell’ordine, con cui uno dei tre era entrato in contatto online. E così, invece di sporgere denuncia, hanno orchestrato una maldestra spedizione dalla Sardegna a Milano per recuperare il maltolto. L’incontro nella stanza del b&b con tre fratelli, di cui uno all’epoca minorenne, si è trasformato in un sequestro. Dopo averli bloccati e immobilizzati, hanno chiamato i parenti degli ostaggi chiedendo 120mila euro in bitcoin. Ma i familiari, invece di pagare, hanno chiamato i carabinieri, facendo scattare il blitz a pochi passi dal Naviglio e gli arresti.
I sardi, quindi, sono stati mandati a processo davanti alla Corte d’Assise, per sequestro di persona ai fini di estorsione. In aula anche l’artista Andrea Spinelli, che ha ritratto i protagonisti di un dibattimento fuori dai riflettori rispetto a casi mediatici in cui si è cimentato, da Alessia Pifferi alla strage di Erba.
Nelle scorse udienze, il pm Simona Ferraiuolo aveva proposto tre condanne da 16 fino a 25 anni di carcere. Una richiesta che i difensori, gli avvocati Alessandro Sammarco e Francesca Salvatici, avevano bollato come "sproporzionata, simile a quella formulata nei casi di omicidio". I giudici, nel quantificare le pene, hanno applicato le attenuanti, tra cui la lieve entità del fatto. Hanno disposto una provvisionale complessiva di 40mila euro come risarcimento a favore delle parti civili, cioè i tre fratelli milanesi che avevano architettato il presunto raggiro e sono stati rapiti. "Anche questa è una beffa – spiega l’avvocato Salvatici – presenteremo ricorso in appello, perché questa condanna rovinerà la vita di tre giovani. Sono persone che hanno subito una truffa, e hanno reagito con modalità sbagliate".