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Dall’Omo, l’ex portiere di provincia: "Sognavo De Gea, ora lo alleno"

Dalla Bustese alla Fiorentina passando per la Brianza . Il 42enne di Magenta in A . dopo una lunga gavetta. .

Alessandro Dall’Omo, 42 anni, vive a Magenta, nel Milanese Dopo una lunga gavetta in provincia, ora allena i portieri della Fiorentina

Alessandro Dall’Omo, 42 anni, vive a Magenta, nel Milanese Dopo una lunga gavetta in provincia, ora allena i portieri della Fiorentina

MAGENTA (Milano)

"Cosa ne sapete voi di Verbano, Stresa...". Alessandro Dall’Omo è uno a cui "piace scherzare". Anche ora che a 42 anni allena i portieri della Fiorentina con Giorgio Bianchi. "Lui ha giocato a Cremona, ha allenato in Grecia (Paok) e allo Shaktar in Ucraina. Io vengo dalla provincia". Vive a Magenta, nel Milanese, "dove ho lavorato al Palazzetto dello Sport del Cief: non lo dimentico". Torna qui quando il calendario lo consente. A Busto Garolfo, a una manciata di chilometri, lo legano le ultime parate di una carriera trascorsa "tra settore giovanile, Eccellenza e Serie D. Ma è grazie a questo percorso se sto vivendo il mio sogno".

Sognava già da piccolo?

"Andavo al parco con i guanti: il calcio era solo il portiere".

Come ha iniziato?

"Sassuolo e Bologna tra i giovani, da “grande” i dilettanti. A 20 anni allenavo i piccoli: capii presto che la mia testa era lì".

Quando smise di giocare?

"A 34 anni. Allenavo alla Bustese. Mi hanno chiesto anche di giocare. L’ho fatto per due anni. Poi sono passato al Monza grazie a un compagno ora al Genoa: Sommariva. Mi ha consigliato lui. In Brianza ho lavorato con Palladino, con i giovani e poi in prima squadra".

A Monza ha svezzato Di Gregorio, ora alla Juve....

"Di Gregorio puntava alla Nazionale quando eravamo in B. È un lavoratore eccezionale: nel giorno libero voleva allenarsi".

A Firenze, invece, ha trovato De Gea. Quando l’ha saputo?

"La squadra stava partendo per un’amichevole. La mia reazione è stata “Giorgio ma è De Gea, cosa faccio?”. Compravo i suoi guanti, ora lo alleno. Lui come Terracciano, due finali di Conference League".

Le hanno fatto pesare il curriculum “provinciale“?

"Mai, hanno sempre valutato l’aspetto umano. Il background provinciale è una questione mia: la prima volta a San Siro o all’Olimpico ho avvertito una tensione che chi ha giocato a questi livelli non ha. Poi passa".

Come è rinato De Gea?

" È umile e determinato, si è fidato di noi dando la massima disponibilità. Giorno dopo giorno ci siamo confrontati adeguando il lavoro alla sua esperienza".

E sui rigori?

"Giorgio mi aveva avvisato: “Sono 8 partite che il Milan non ne ha uno”. Ci siamo preparati. Al primo rigore mi dice: “Cosa ti avevo detto?”. Foglietto in mano, De Gea para e ci abbracciamo. Al secondo rigore parato apoteosi. A fine partita un abbraccio con tutti i portieri".

Il foglietto?

"Giorgio disegna, io non sono capace. Creiamo l’allenamento con carta e matita, lo portiamo sul computer e in campo".

Com’è cambiato il ruolo di chi allena i portieri?

"Si studiano le caratteristiche di chi calcia, chi crossa: ore di video. E poi c’è la parte atletica".

E dopo la partita?

"La voglio rivedere subito. Ho coronato un sogno, ma se penso di essere arrivato finisce. Me l’ha insegnato la provincia, insieme alla forza dell’entusiasmo: quando li avrò persi dovrò smettere".Luca Balzarotti