ANDREA GIANNI
Cronaca

Danilo Coppola, no alla scarcerazione. Il figlio Paolo: “Ridotto a 50 chili, questo è accanimento”

L’immobiliarista detenuto a Viterbo. La Corte di Cassazione conferma la decisione del Tribunale di sorveglianza di Roma: bocciato il ricorso della difesa. Il figlio: "Non lasciate morire mio padre in carcere"

Due immagini di Danilo Coppola: qualche anno fa in aula e, a destra, un frame di un recente video pubblicato in rete quando l'ex immobiliarista si trovava a Dubai

Due immagini di Danilo Coppola: qualche anno fa in aula e, a destra, un frame di un recente video pubblicato in rete quando l'ex immobiliarista si trovava a Dubai

Milano, 11 aprile 2025 – La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta di scarcerazione per l'immobiliarista Danilo Coppola, bocciando il ricorso dei suoi difensori basato sulle precarie condizioni di salute dell'uomo, detenuto nel carcere di Viterbo, contro la precedente decisione del Tribunale di sorveglianza di Roma.

A darne notizia è il figlio, Paolo, che nelle scorse settimane aveva lanciato un appello: "Non lasciate morire mio padre in carcere".

Le parole del figlio

"Speravo, pregavo, che la nostra battaglia finisse qui - spiega - e invece la Corte di Cassazione ha rigettato il nostro ricorso. È una scelta che non riesco a comprendere, né a giustificare. Parliamo di un uomo a cui sono stati finalmente scomputati due anni di custodia cautelare, relativi a procedimenti da cui è stato assolto. Oggi la sua pena residua effettiva è di 2 anni e 3 mesi, ben al di sotto della soglia dei 4 anni prevista per accedere alle misure alternative. Eppure è ancora lì. Ridotto a 50 chili - spiega il figlio - profondamente malato, in condizioni già dichiarate incompatibili con il carcere da periti nominati dalla stessa magistratura mesi fa. Questo è accanimento. Un accanimento che lo vessa da oltre vent’anni: trenta processi, una sola condanna, tutte assoluzioni. Il caso di papà è una vergogna per un Paese che si professa civile. Siamo una famiglia stremata - conclude - ma non ci arrendiamo".

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Le motivazioni dei giudici

Secondo la decisione del Tribunale di sorveglianza, ora confermata dalla Cassazione, la detenzione nel carcere di Viterbo di Danilo Coppola "non è contraria al senso di umanità, essendo il condannato costantemente monitorato dal personale medico, infermieristico e penitenziario, per attuare la piena tutela della salute psico fisica".

I legali, gli avvocati Francesco Caroleo Grimaldi e Alessandro Gentiloni Silveri, avevano chiesto il differimento dell’esecuzione della pena o la detenzione domiciliare in una clinica per l'immobiliarista 57enne protagonista della stagione dei “furbetti del quartierino“ e delle scalate bancarie di una ventina di anni fa.

Coppola sta scontando un residuo pena per la condanna a 7 anni emessa dal Tribunale di Milano nel 2022 per il fallimento del Gruppo Immobiliare 2004 e delle società Porta Vittoria e Mib Prima, uno dei diversi procedimenti che lo hanno coinvolto nel corso degli anni.