
L’immobiliarista Danilo Coppola, 57 anni
La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta di scarcerazione per l’immobiliarista Danilo Coppola, bocciando il ricordo dei suoi difensori basato sulle precarie condizioni di salute dell’uomo, detenuto nel carcere di Viterbo, contro la precedente decisione del Tribunale di sorveglianza di Roma. A darne notizia è il figlio, Paolo, che nelle scorse settimane aveva lanciato un appello: "Non lasciate morire mio padre in carcere". "Speravo, pregavo, che la nostra battaglia finisse qui - spiega - e invece la Corte di Cassazione ha rigettato il nostro ricorso. È una scelta che non riesco a comprendere, né a giustificare. Oggi la sua pena residua effettiva è di 2 anni e 3 mesi, ben al di sotto della soglia dei 4 anni prevista per accedere alle misure alternative. Eppure è ancora lì. Ridotto a 50 chili - spiega il figlio - profondamente malato, in condizioni già dichiarate incompatibili con il carcere da periti nominati dalla stessa magistratura mesi fa. Siamo una famiglia stremata - conclude - ma non ci arrendiamo".
Secondo la decisione del Tribunale, ora confermata dalla Cassazione, la detenzione di Coppola "non è contraria al senso di umanità, essendo il condannato costantemente monitorato dal personale medico, infermieristico e penitenziario". I legali avevano chiesto il differimento dell’esecuzione della pena o la detenzione domiciliare in una clinica per l’ immobiliarista 57enne protagonista della stagione dei “furbetti del quartierino“ e delle scalate bancarie. Coppola sta scontando un residuo pena per la condanna a 7 anni emessa dal Tribunale di Milano nel 2022 per il fallimento del Gruppo Immobiliare 2004 e delle società Porta Vittoria e Mib Prima, uno dei diversi procedimenti che lo hanno coinvolto nel corso degli anni.
Andrea Gianni