REDAZIONE MILANO

"Danneggiate le imprese oneste"

L’allarme della Fipe-Confcommercio: anche 300 euro di differenza fra contratti, concorrenza sleale

L’allarme sul dumping contrattuale non è lanciato solo dai sindacati. Anche la Fipe-Confcommercio è scesa in campo a difesa di un "lavoro di qualità e di un’equa retribuzione". Il proliferare di contratti pirata, tra l’altro, è uno dei fattori che porta alla fuga di lavoratori dai settori del commercio e della ristorazione, con la conseguente difficoltà delle imprese nel trovare personale. La federazione dei pubblici esercizi ha messo sotto la lente la miriade di contratti di settore. Se il contratto nazionale siglato nel 2018 da Fipe-Confcommercio prevede per un cameriere una retribuzione minima di 1.500 euro al mese lordi per 8 ore, il secondo contratto censito per numero di lavoratori coinvolti si ferma a 1.300. Differenze che possono arrivare, in alcuni dei contratti utilizzati, fino a 300 euro.

Non solo: la durata media del periodo di prova viene moltiplicata. Discorso analogo per quanto riguarda gli straordinari: il contratto Fipe prevede una maggiorazione del 30%, mentre altri contratti si fermano al 15%. "Distorsioni economiche e normative – ha sottolineato il presidente Fipe Lino Stoppani – generano fenomeni di concorrenza sleale tra imprese e non premiano la professionalità".

Andrea Gianni