NICOLA PALMA
Cronaca

Milan-Juve, riecco i Daspo per 32 ultrà rossoneri

Raid a Roma dopo la Coppa Italia 2016: stangata del Consiglio di Stato

Le armi utilizzate per l'aggressione

Milano, 6 febbraio 2019 - Scesero tutti dal primo pullman della carovana, probabilmente già armati. Poi l’assalto al bar Jet-Lag di via Doria a Roma, con due avventori accoltellati. Dovranno scontare per intero un anno di Daspo 32 ultrà rossoneri che parteciparono, secondo le ricostruzioni investigative, al violento raid nel locale dopo la finale di Coppa Italia Milan-Juve del 2016, insieme ad altri nove giudicati separatamente (per loro 5 anni di Daspo) e al 19enne Kevin Pirola, che finì in manette per tentato omicidio.

Lo ha deciso il Consiglio di Stato, che ha ribaltato la sentenza del Tar del Lazio: torna in vigore il divieto di partecipare a manifestazioni sportive, i 32 resteranno fuori da San Siro per alcuni mesi, quelli non «espiati» per via della sospensiva accordata dai giudici di primo grado. Ripartiamo dall’inizio. È quasi l’una del 22 maggio di tre anni fa, il match all’Olimpico è finito da un paio d’ore. I tifosi del Diavolo in trasferta sono sugli autobus che li riporteranno a Milano, scortati dalla polizia. All’intersezione tra via Doria e via Leone IV, al quartiere Prati, qualcuno, mai identificato, si piazza al centro della strada e inizia a inveire contro gli ultrà sui pullman. La reazione è immediata: i tifosi sul primo mezzo azionano l’apertura di emergenza della porta e scendono.

E' il caos: il gruppo di una sessantina di persone (comprese quelle scese dagli altri due autobus di testa) prende d’assalto un locale, pensando che lì si sia rifugiato il presunto provocatore, e lo devasta; due clienti, completamente estranei ai fatti, vengono feriti da alcuni fendenti, per fortuna non in maniera letale. Gli agenti della Digos capitolina e del Reparto mobile di Napoli circondano immediatamente il primo autobus, identificano tutti i presenti (nel frattempo rientrati) ed effettuano una perquisizione: a bordo trovano un coltello da carne seghettato e due cacciaviti, sequestrati insieme a cinque aste di plastica e otto coltelli rinvenuti nei pressi del Jet-Lag. Pochi giorni dopo, scattano i provvedimenti amministrativi: per 32 ultrà, compreso Francesco Lucci, fratello del noto capo ultrà Luca arrestato per estorsione dalla Digos di Milano nel giugno 2018, scatta un anno di Daspo. I legali dei tifosi impugnano i provvedimenti e riescono a ottenere prima la sospensione del provvedimento (nel marzo 2017) e poi l’annullamento nel merito, approfittando pure del fatto che la Questura di Roma non ha ottemperato alla richiesta di supplemento di istruttoria avanzata dal Tar. A quel punto, il Viminale si appella al Consiglio di Stato, che, dopo aver consultato tutti gli atti d’indagine, ripristina la stangata per i 32. Per il collegio presieduto da Franco Frattini, tutti «hanno preso parte» a quello che viene definito «un bestiale episodio di barbarie urbana, sfociata nell’immotivata devastazione del Jet-Lag e nell’inspiegabile ferimento di due avventori, vivi per miracolo». E ancora: «Le condotte dei singoli occupanti denotano un’inequivoca e consapevole partecipazione dei singoli al comportamento di gruppo».