Milano, 6 novembre 2024 – Il processo non è mai partito: Oronzo Pede non aveva le capacità cognitive per affrontarlo. L’ex imprenditore edile le perse irrimediabilmente il 20 dicembre 2022, quando si sparò alla testa fratturandosi la calotta cranica. Un solo proiettile per togliersi la vita, a ventiquattro ore dai sette esplosi nel bar Milan di piazza Angilberto II per uccidere il proprietario Ruiming Wang alias Paolo. Da allora il settantaquattrenne non si è mai ripreso, passando da un ospedale all’altro. Una settimana fa, Pede è morto a Lecce, nella clinica in cui si trovava ricoverato. Cala così definitivamente il sipario sul delitto che svegliò il Corvetto la mattina del 19 dicembre 2022.
L’assalto
Ore 7.11, la porta a vetri si spalanca: entra un uomo alto un metro e settanta, il cappuccio calato sulla testa e una mascherina chirurgica ne coprono quasi completamente il volto. Chiede un caffè a Paolo, che sistema piattino e cucchiaino e si volta verso la macchinetta: si muove con disinvoltura, conosce bene quel cliente. Che, però, all’improvviso tira fuori una Tanfoglio Force 921 R e gliela punta contro: prima due colpi a distanza ravvicinata, poi gli altri cinque dopo aver girato l’angolo del bancone. L’indagine degli specialisti della Omicidi della Squadra mobile scatta subito, in salita: il killer ha usato una Punto color grigio scuro, ma le telecamere non hanno ripreso la targa. I poliziotti guidati dal funzionario Domenico Balsamo partono da due elementi dell’auto, che in Italia conta 389.200 esemplari: il paraurti posteriore con griglie, presente nelle versioni Hgt, Sporting e Sound, e i fanali posteriori utilizzati nei restyling immatricolati tra 2003 e 2010. Da quei particolari, gli agenti restringono il campo alle vetture revisionate in Lombardia, incrociando l’elenco dei proprietari con quello degli intestatari di pistole Tanfoglio calibro 9x21. Risultato: Oronzo Pede, proprietario di una Punto immatricolata il 26 aprile 2005 e di una Tanfoglio Force 921 R, socio del Tiro a segno nazionale di Pavia dal 12 febbraio 2019 e titolare di porto d’armi per uso sportivo rilasciato il 21 ottobre 2019.
Il profilo di pericolosità
Una persona “estremamente pericolosa”, lo descriverà il giudice: “Un soggetto ormai alla deriva, incapace di attribuire un valore alla vita umana”. Dalle informazioni acquisite nelle banche dati, gli investigatori scoprono che il giorno dopo il delitto Pede si è ferito alla testa con la stessa arma, finendo all’Humanitas e restandoci fino al 14 gennaio. Poi il ritorno in Salento dagli unici parenti rimasti. L’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Luca Milani gli viene notificata nell’ospedale di Lecce dov’è ricoverato per un intervento legato ai postumi del tentato suicidio. Perché ha ucciso? Il movente non è mai stato chiarito, anche se potrebbe ruotare attorno all’ossessione per i soldi e ai crac delle società che nel 2018 lo costrinsero a cedere due immobili.