REDAZIONE MILANO

Depongono le armi gli eredi di Campagna

Dopo tre anni di asprissime battaglie la seconda sezione penale dichiara estinti i reati e segna un colpo a favore del nuovo Cda

di Anna Giorgi

Depongono le armi, dopo tre anni di asprissime battaglie a colpi di denunce, ricorsi incrociati e carte bollate, gli eredi di Gianni Campagna, celebre sarto di papi e divi di Hollywood, scomparso improvvisamente a 74 anni nel novembre del 2018. La "guerra dei Roses" finisce con la pronuncia, ieri, della seconda sezione penale che segna un colpo a favore del nuovo cda e dichiara estinto il reato per remissione di querela a carico di Andrea, accusato di avere svuotato la società di famiglia di cui era amministratore in favore di un’attività parallela e accusato anche di appropriazione indebita. Andrea Campagna era stato rinviato a giudizio dal gup Livio Cristofano nel dicembre 2020: a denunciarlo era stato il fratello Angelo e gli amministratori del nuovo cda. In sede civile i contenziosi della Gianni Campagna & c.spa si sono tutti risolti a favore dei nuovi amministratori della società. Una storia di successo d’altri tempi quella di Gianni, uomo di mondo, generosissimo, innamorato delle donne, come lo descrivono tutti, tre figli: Angelo, Andrea, Virginia. La guerra scoppiata tra i due figli maschi, nata da antichi dissapori, era tenuta a bada dal padre quando era ancora in vita, per poi deflagare al momento della complicata spartizione della consistente eredità. In ballo piccoli debiti da saldare, ma soprattutto il controllo azionario della Gianni Campagna & c. spa, cassaforte di famiglia fra l’altro proprietaria, insieme a Banca Popolare di Milano, dello splendido quartier generale nel palazzo di via Palestro 24, salotto nobile di Milano.

Una storia straordinaria, con i contorni della favola, quella di Gianni, uno degli ultimi sarti italiani famoso in tutto il mondo. Siciliano, nato nel 1943 da una famiglia di agricoltori di Roccalumera, vicino Taormina, arrivò a vestire star del cinema, da Sharon Stone a Pierce Brosnan, politici, porporati e perfino pontefici. Quinto figlio di una famiglia di agricoltori, Campagna si innamorò del mondo della sartoria guardando i film di Hollywood. Nel 1962 si trasferì a Milano per fare pratica nella sartoria di Caraceni e poi in quella di Baratta, per poi aprire, nel 1999, l’atelier tutto suo all’angolo con corso Venezia e rilevare anche la proprietà di Caraceni e Baratta. La sua vita non fu, però, tutta rose e fiori: "Andai a lavorare perché mi ero innamorato della ragazza più bella del paese e volevo diventare ricco per sposarla", scherzava. In realtà, aveva raccontato poi, mio padre morì che avevo tre anni, ero l’ultimo di cinque figli, dovetti cominciare a lavorare a 13 anni. La pratica dal sarto del paese, poi a Milano andò da Caraceni e gli disse: "deve prendermi per forza".

E così fu. Sicilia, Milano e l’America. Molto dopo divenne il sarto di Onassis, Sophia Loren, Gianni Agnelli, Enrico Cuccia, Gary Cooper, il principe Ranieri, Paul Newman e dei manager di Wall Street. Viaggiava tutto il mondo per vestire i suoi clienti. Già negli ultimi anni però, quando Gianni aveva ormai lasciato la presidenza del cda della Gianni Campagna & c. spa, erano iniziati forti contrasti tra i figli Angelo, subentrato al padre nella guida del gruppo, e Andrea, che insieme al padre era nella C.&C., socio di minoranza della capogruppo. Un groviglio di interressi societari difficile da districare anche per gli addetti ai lavori, che dopo la morte del capostipite si è tradotto in una vera e propria guerra legale tra i due fratelli Angelo e Andrea.