MARIO CONSANI
Cronaca

Pioltello: pochi soldi per i controlli sui binari, nessuna colpa per il deragliamento

I pm escludono responsabilità dei vertici dell’Agenzia nazionale per la sicurezza

Il treno deragliato a Pioltello

Il treno deragliato a Pioltello

Milano, 10 agosto 2020 - Nella tragedia di Pioltello i “controllori“ non avrebbero colpe tali da far loro meritare un processo. Ecco perché dieci giorni fa la Procura - nel sollecitare il rinvio a giudizio per nove tra manager e tecnici di Rete ferroviaria italiana (Rfi) - ha chiesto invece l’archiviazione per i vertici di Ansf, l’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie.

Gli ispettori addetti ai controlli - è emerso - dovrebbero essere una quindicina, pronti ad essere spediti in due o tre per volta sui punti più caldi della circolazione dei treni per missioni straordinarie che normalmente durano due o tre giorni. Invece per carenza di mezzi finanziari questi ispettori sono sette in tutta Italia. E siccome - ha spiegato il loro direttore dell’epoca Amedeo Gargiulo ai magistrati - la rottura di un giunto di binario, trattandosi di "materiale di consumo" è ritenuto un fenomeno "fisiologico", ecco che le ispezioni straordinarie (in media sei-sette l’anno) vengono riservate normalmente ad altre emergenze. Cosicché a Rfi, in materia di ricambio di giunti e binari usurati, erano arrivati da parte dei vertici Ansf solo richiami scritti. Uno nel 2015, uno anche nel 2018 e più "energico", ma solo perché, a sentire Gargiulo, "qualche tempo prima vi era stato un deragliamento di un treno dell’alta velocità nei pressi della stazione di Firenze. Era avvenuto a bassa velocità e senza conseguenze".

Del resto, ha aggiunto il capo degli ispettori documentazione alla mano, su 250 rotture di giunti avvenute negli ultimi dieci anni sulla rete nazionale, l’unico episodio finito in tragedia è stato quello del gennaio di due anni fa, proprio per la rottura di un pezzo di binario, quando il treno dei pendolari Cremona-Milano delle 5.32 deragliò a Pioltello finendo la sua corsa contro un pilone della luce uccidendo tre passeggere. La tesi difensiva di Gargiulo e del suo vice Giovanni Caruso - che, entrambi indagati per disastro ferroviario e omicidio plurimo colposi, si sono fatti interrogare - ha convinto solo in parte i pm Leonardo Lesti e Maura Ripamonti. "Un’analisi discutibile, che avrebbe potuto forse essere superata se ci fosse stata una riflessione appena un po’ più attenta sui rischi che si possono verificare se si rompe un binario durante il passaggio di un treno ad alta velocità, come è successo a Pioltello", scrivono i magistrati nelle loro conclusioni. Però poi ammettono trattarsi, la loro, di una osservazione facile "con il senno di poi". Ma che nelle condizioni in cui opera Ansf e "in un’ottica ex ante, è però probabilmente meno scontata".

Ecco perché allora, preso atto che i vertici dell’Agenzia hanno communque offerto prova di ben 130 ispezioni avvenute nel tempo per problemi ritenuti più gravi nei confronti di Rfi (la società che cura la mautenzione della rete ferroviaria), la Procura ha finito per chiedere l’archiviazione nei confronti di Gargiulo e Caruso e il rinvio a giudizio solo per i nove di Rete ferroviaria italiana in vista del processo per il disastro di due anni e mezzo fa. L’ultima parola, comunque, spetterà al giudice. Più scontata, invece, la richiesta di archiviazione per i vertici di Trenord, società responsabile della manutenzione dei convogli, dopo che la consulenza tecnica disposta dalla Procura aveva in pratica “assolto“ il treno quanto a funzionamento del sistema frenante, alle condizioni dei carrelli e delle ruote delle vetture deragliate risultate regolari e in merito alll’operato di macchinista e capotreno.