EMILIO
Cronaca

"Desà" e "casc" dialetto ormai quasi perduto

Emilio

Magni

Sun adré a desà la cà e sun pien de casc: ascoltando per caso questa risposta che un amico ha dato a una persona che gli aveva chiesto come se la passava, ho ritrovato due termini del dialetto che credevo fossero scomparsi. Sono il verbo "desà" e il termine "casc" che mi ricordo di aver ascoltato tante volte quando ero ragazzo ma che non avevo più avuto occasione di incontrarli. L’interpellato ha risposto dunque che è impegnato a sistemare la casa e quindi è pieno di impegni e preoccupazioni, ovvero di "casc". "Desà" vuol dire invece "arrivare a dieci", il numero perfetto, il numero rotondo. Con una sola parola, per altro brevissima, si comunica di essere fortemente impegnati un’operazione di capitale importanza, da "dieci e lode", come quella, in questo caso, di ristrutturare e sistemare la casa: lavoro che comporta evidentemente un carico enorme, preoccupazioni, fastidi, affanni. Al dialetto dunque bastano solo due parole per dire tutto questo. E tutto ciò è un grande pregio. "Desà", me lo ricordo detto anche dalle donne che, durante la mattina chiacchieravano sulle ringhiere. A un certo punto però c’era qualcuna che prorompeva: "Basta ciciarà, devum andà a desà el disnà", e rientrava in casa per preparare "el disnà" per gli uomini delle famiglia. "El disnà" era il desinare, ovvero il pranzo. Il termine "desà" annunciava che l’impegno era grande e teso a far trovare sul desco una bel pasto, ovvero piatti gustosi e abbondanti. Ovvero preparare un desinare in grado di ottenere un bel dieci come voto. Sia "desà" che " casc" e pure "disnà" sono di un dialetto di una zona molto circoscritta, ovvero quella dell’Alta Brianza e del Lecchese. Non mi pare siano stati di casa nel dialetto milanese. Non si trovano nel vocabolari del Cherubini, del Banfi, dell’Arrighi e di altri studiosi della parlata meneghina. "Casc" è invece nel dizionario del dialetto di Gianfranco Scotti di Lecco, il quale dà anche la radice. Viene dal verbo "cascià" che a sua volta trova radice nel latino "captiare", prendere.

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