Milano - Il detenuto Alfredo Cospito, ricoverato da lunedì pomeriggio al Sai, "Servizio di assistenza intensificato" del carcere milanese di Opera, continua lo sciopero della fame che ha iniziato più di cento giorni fa nel penitenziario di Sassari, dov’era recluso da dieci anni dei trenta ai quali è stato condannato in via definitiva - ha precisato ieri il procuratore generale di Torino Francesco Saluzzo -, al netto del processo sospeso sull’accusa riqualificata in strage dalla Cassazione per i due ordigni piazzati nei cestini davanti alla scuola allievi carabinieri di Fossano (uno come richiamo, l’altro più potente temporizzato per colpire chi fosse intervenuto dopo la prima esplosione), per la quale la procura ha chiesto l’ergastolo e sulla quale i giudici hanno sollevato davanti alla Corte Costituzionale l’applicabilità dell’attenuante della "lieve entità" (le bombe non fecero vittime né feriti).
Cospito ha subito chiarito che continuerà a rifiutare il cibo al medico che l’ha visitato al suo arrivo all’ex centro clinico di Opera, un reparto di cure intermedie da un centinaio di letti all’interno del carcere di massima sicurezza, dov’è stato trasferito in modo "da poter garantire l’assistenza necessaria a ogni evenienza", ha spiegato il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari, assicurando che a Opera "è attentamente e costantemente monitorato, ed è autorizzato l’ingresso di un suo medico di fiducia". I parametri vitali del detenuto, che ha perso quasi cinquanta chili in poco più di tre mesi, ieri risultavano in ordine e le voci di un suo trasferimento imminente in un ospedale esterno - che sarebbe probabilmente il San Paolo, dotato di un reparto di medicina penitenziaria con un paio di stanze in regime di sicurezza 41-bis - sono state smentite da fonti dell’istituto, che hanno ribadito che "come a qualsiasi altra persona gli vengono riconisciuti tutti i suoi diritti e il primo è il diritto alla cura. Qui siamo molto attenti alla tutela della sua salute". Cospito avrebbe chiesto dello zucchero, forse per assumerlo in caso di mancamenti, ma "ha deciso di interrompere gli integratori" che assumeva oltre all’acqua, ha fatto sapere il suo avvocato Flavio Rossi Albertini spiegando che l’anarchico ieri ha ricevuto la visita di "una sostituta processuale che ho nominato, che l’ha trovato provato", e che la sospensione degli integratori "mi inquieta, spero di farlo recedere".
Cospito rifiuta il cibo per protestare contro il regime di 41-bis che gli è stato applicato da maggio 2022; e pur rimanendo "centrale la revoca del suo provvedimento - ha sostenuto ieri in radio l’avvocato Rossi Albertini – essendo un personaggio politico, un soggetto che un tempo si sarebbe chiamato un rivoluzionario, nel momento in cui si è reso conto a che cosa sono sottoposti 748 esseri umani in questo Paese, ha voluto affermare che la sua battaglia non è esclusivamente per sé ma è contro un sistema barbaro, medioevale, da Santa Inquisizione". Dei 728 detenuti al 41-bis – il carcere duro voluto dal giudice Giovanni Falcone, ammazzato dalla mafia col tritolo come, 57 giorni dopo, il collega Paolo Borsellino, nel 1992 – che risultavano in Italia alla fine dello scorso ottobre (al netto, dunque, di Matteo Messina Denaro), solo quattro sono in carcere per terrorismo. Gli altri, per mafie, inclusi i fratelli Graviano, Leoluca Bagarella (cognato dello scomparso Totò Riina) e boss camorristi dei Casalesi.