REDAZIONE MILANO

A LEZIONE DI DIALETTO - I detti sul ricovero voluto dall'Impero

Andà in senavra L’è vun de la senavra (Sta diventando matto È uno matto). Da dove arriva questo detto? Ecco la spiegazione di GIANFRANCO GANDINI

"Tòcch de Milan"

Milano, 5 marzo 2016 - Andà in senavra / L’è vun de la senavra (Sta diventando matto, È uno matto)

Analogamente al precedente articolo vediamo alcune regole sulla fonetica, continuando con le vocali, prendendo in considerazione la “o”. Ò tonica aperta, come ad esempio in italiano “porta”; è breve quando seguita da due consonanti (fòss, gòss); lunga se seguita da una consonante (dòna, caròtola). Ó tonica chiusa, si pronuncia come la “u” in italiano; è breve quando seguita da due consonanti: róss, tóss (pronuncia russ, tuss); è lunga quando seguita da una sola consonante: tósa, vós (pronuncia tusa, vus) Ô tonica, sempre in fine di parola pronunciata come una “u” italiana lunga: sô (pronuncia suu) Oo finale, si pronuncia come una “u” in italiano, prolungata: faroo, vegnaroo (pronuncia faruu, vegnaruu) O atona si pronuncia sempre come la “u” in italiano: domà, on (pronuncia dumà, un).

Transitando per Corso XXII Marzo, all’altezza del numero 50 ci si imbatte in una chiesa, dedicata al Preziosissimo Sangue di N.S. Gesù Cristo. Il luogo ha avuto diverse destinazioni d’uso: sembra che originariamente sia stato fatto costruire da Ferrante Gonzaga, verso il 1548 quale sua residenza estiva, per divenire successivamente residenza di ecclesiastici e di nobili, sino alla fine del 1600. Nel 1780, l’imperatrice Maria Teresa d’Austria, dispone l’apertura di una nuova istituzione dedicata al ricovero delle persone malate di mente. Per dare vita a detta istituzione la scelta cade proprio su quell’edificio. Ed è per quella destinazione che le si attribuisce il nome di “Senavra”, appellativo cui si riferiscono i nostri detti.

Il nome di Senavra, dato al ricovero, si presta ad alcune ipotesi sulla sua etimologia: dal nome di una pianta presente davanti all’edificio, la “senavra”, ossia la senape in dialetto milanese (lat. sinapius alba), o dalla vicina palude “Sinus Averanus”, ma forse la più probabile sembra derivare da Scena aurea, nome dato dai Gesuiti. Come spesso accadeva in quel tempo, il ricovero non era destinato solo a malati di mente ma anche a derelitti con carenze o malformazioni fisiche. ... Andà in senavra o vess vun de la senavra, ecco che la solita fantasia dei meneghini si appropria di un sostantivo per ricamarci sopra, intendendo o che si sta per diventare matto, fuori di testa, o per identificare qualcuno che lo è già. Un’altra espressione milanese per identificare chi è un po’ matto o fuori di testa, anche se non strettamente connessa con la Senavra, è “andà foeura de coo”.

di GIANFRANCO GANDINI