Milano, 2 agosto 2022 - Dal carcere di San Vittore dove si trova rinchiusa, Alessia Pifferi, la mamma di 36 anni che ha lasciato morire di stenti la piccola Diana di 18 mesi, continua a chiedere del suo fidanzato, l'elettricista di Leffe. Vorrebbe vederlo, ma lui non ha mai più risposto alle chiamate avvenute per il tramite dei legali della Pifferi.
Ha cambiato utenza telefonica con tutta probabilità, si è comunque reso irreperibile dal giorno dell'orrore, quando la Pifferi è stata portata via in manette dalla casa di via Parea, quartiere Ponte Lambro. Come la madre Maria, nonna della bambina, nemmeno l'uomo di 58 anni, che ha intrattenuto una relazione con la donna vuole più avere alcun contatto con lei dopo lo choc della tragedia. La Pifferi aveva raccontato durante l'interrogatorio di garanzia davanti al gip Fabrizio Filice che lei aveva preferito restare a casa del fidanzato per una settimana piuttosto di tornare dalla figlia, sapeva la Diana poteva morire di fame e sete, ma altresì le interessava consolidare quella storia sentimentale appena ricominciata.
L'avvocato Solange Marchignoli, che ha ricevuto minacce di morte dagli haters per avere accettato di difendere la Pifferi, la incontrerà in cella forse già oggi, proprio nei giorni scorsi lei aveva presentato riserva di incidente probatorio sull'esame del latte contenuto nel biberon trovato accanto al cadavere di Diana. Ora la parola passa ai periti nominati dalla difesa della Pifferi e da quelli della Procura che saranno nominati dal gip Maria Cardellicchio. I tempi dell'indagine quindi si allungano, probabilmente gli esiti degli esami sul latte non si avranno prima di settembre.
Se dovesse risultare che la bimba era drogata con il benzodiazepine contenuto nel biberon, questo però lo accerteranno le indagini, la posizione della madre si aggraverebbe ulteriormente, perché le verrebbe riconosciuta l'aggravante della premeditazione.