Milano – "Vogliamo rivalorizzare l’edicola da un punto di vista sociale e culturale": mette subito in chiaro le cose Marco Ravetta, azionista di Bud, la società che ha lanciato il progetto Civic. Nata nel 2020 con un primo punto vendita in Brera, questa rete di ormai sette edicole è una delle iniziative milanesi che cerca di ridar vita ai chioschi della città, molti dei quali hanno chiuso, travolti dall'avvento del digitale e dalla conseguente crisi dell'editoria cartacea. Una rigenerazione, quella di Civic, che vuole difendere il loro ruolo storico di punto d’incontro e di distribuzione di contenuti certificati: "Svolgono una funzione di natura costituzionale - spiega Ravetta - perché proteggono il diritto all’informazione".
Sette punti in città
La società nasce dall'esperienza complementare dei due soci, attivi uno nel mondo della comunicazione (Exomedia), uno in quello della distribuzione di prodotti editoriali (Rotopubblicità). "Lungi da noi una visione di carattere nostalgico – racconta Ravetta - abbiamo tentato di rilanciare un luogo partendo da un punto di forza strategico: le persone amano le edicole. E infatti, quando le ristrutturiamo abbiamo una dimostrazione di affetto da parte del pubblico". Il che vale anche per i giovani, che spesso vanno alla ricerca di prodotti cartacei, belli e collezionabili. Dopo il primo chiosco in Brera ne sono arrivati altri sei, tra cui quelli in Darsena e in piazza Leonardo da Vinci. "Li abbiamo scelti in base a una serie di criteri - continua Ravetta - Non solo la posizione in una via di prestigio o in quartiere del business o della moda, ma anche lo spazio intorno all’edicola, la sua visibilità e centralità nel contesto urbano, il target di frequentazione dell’area".
Ciascun chiosco è sempre aperto con la vendita di giornali e riviste selezionate, soprattutto di architettura, design, fashion e lifestyle. Molte sono in inglese, per attrarre i numerosi turisti e studenti stranieri.
Temporary store ed eventi
In alcuni periodi le edicole Civic possono ospitare allestimenti temporanei di brand d'ogni tipo: dall'alimentare alla cosmesi, dal fashion all'editoria. Per una settimana le aziende possono esporre prodotti, distribuire gadget e campioni, organizzare eventi e raccontare il proprio impegno nel sociale. È un tentativo di catalizzare il fenomeno del brand activism: "Se vogliono continuare a esistere - spiega Ravetta - le aziende non possono più ignorare una reale attenzione nei confronti della dimensione sociale". Ma la promozione di brand viene intesa solo come un mezzo di sostentamento, come un modo cioè per ottenere quella visibilità e quelle entrate senza le quali l’edicola non può sopravvivere: del resto, anche i giornali si tengono a galla con la pubblicità. “La nostra non è solo una vocazione di business”, sostiene l’azionista della società.
Il vero obiettivo di Civic è invece la valorizzazione di un contento urbano e il mantenimento di un presidio di cultura e informazione, che funge anche da punto di riferimento per il quartiere. "Non siamo un muro: siamo un'edicola e rimaniamo un'edicola - sottolinea Ravetta - Quando ci hanno chiesto di togliere i prodotti editoriali abbiamo rinunciato all’allestimento". La progettualità futura Raggiunta ormai una certa solidità, Civic ha grandi progetti per il futuro: "Presto si aggiungerà un’altra edicola a Milano e ci espanderemo fuori dalla città". Infine c'è l'idea di aprire nei chioschi uno spazio espositivo "che dia visibilità ai tanti eventi culturali di Milano".