MILANO – Uscire dal tunnel delle dipendenze, qualunque esse siano, è sempre difficile: non colpiscono solamente chi ne soffre, ma travolgono l’intera famiglia, che spesso non sa quale strada intraprendere per aiutare concretamente il proprio caro.
A soffrirne maggiormente sono gli impiegati, che, come mostrato da una ricerca effettuata da Dianova in collaborazione con l’Università Cattolica di Milano, rappresentano il 29,9% del campione milanese. D’altronde, ad oggi risulta sempre più difficile riuscire a coniugare vita privata e lavorativa. A maggior ragione a Milano. E le dipendenze sono molteplici, non esistono solo quelle legate al gioco, alla droga e all’alcol. "C’è un tema legato al disagio psicologico che può essere di diversa natura. C’è chi soffre di shopping compulsivo, dipendenza da Internet, videogiochi, abuso di psicofarmaci". La società "ha preso una deriva inquietante" e per questo è importante "imparare a leggere prima gli atteggiamenti che portano poi alla dipendenza vera e propria", spiega al Il Giorno, Renato Pocaterra, direttore generale di Dianova.
Basta pensare a quanto "il marketing ci spinga ogni giorno ad acquistare beni di cui non abbiamo bisogno, creando così un senso di forte insoddisfazione", ha aggiunto. Il problema delle dipendenze è ancora molto presente "ed è in netta crescita", soprattutto "in città complesse come Milano", commenta Filippo Petrolati, direttore della Fondazione di Comunità Milano.
Anche per Petrolati "c’è un tema di fragilità complessiva". Oltre alle due comunità in Lombardia, Dianova infatti ha dato vita anche a un importante progetto chiamato Diametro, per aiutare le persone a comprendere quale percorso intraprendere. Il servizio ambulatoriale completamente gratuito ha aperto un anno fa in via Pietro Calvi e offre interventi multidisciplinari e personalizzati per fornire risposte concrete a giovani, adulti e famiglie che affrontano problematiche legate alla dipendenza.
Gli interventi sono realizzati da professionisti specializzati di Dianova in collaborazione con la scuola di specializzazione in psicologia clinica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. La realtà fino ad ora ha preso in carico cento utenti (i dati illustrati in conferenza stampa si riferiscono a 83 persone), di cui il 58%, a distanza di tre mesi, ha registrato un significativo miglioramento, mentre il restante non ha avuto cambiamenti sostanziali.
Ma quali sono i motivi per cui le persone chiedono aiuto? Il motivo principale per cui gli utenti si rivolgono è il disagio psicologico (57,3%), seguito dalla dipendenza da droghe (37,8%), mentre il 5% si rivolge al centro per comportamenti a rischio. I dati emersi "sono incoraggianti. Quello di Dianova non è un approccio solamente educativo. L’approccio è multidisciplinare", osserva Gianluca Castelnuovo, professore dell’Università del Sacro Cuore di Milano e direttore della Scuola di Specializzazione in Psicologia Clinica.
Il primo step della presa in carico consiste in un colloquio con l’utente affinché si possa capire il caso. È fondamentale promuovere un "approccio innovativo, quello repressivo non ha mai funzionato", sottolinea Lamberto Bertolè, assessore al Welfare e Salute del Comune di Milano. "Dobbiamo lavorare sulla prevenzione, sulla riduzione del danno, perché anche la riduzione del danno promuove la salute, evitando conseguenze gravi".